A Mauro Curnis la “Pica de crap”. «Una grande serata»

Premiazioni Oltre 200 persone alla cerimonia. Moschettone della solidarietà a Fausto De Stefani. Angelo Schena: «È stata l’edizione meglio riuscita»

C’era il gotha dell’alpinismo nazionale e locale, venerdì sera al centro polifunzionale di Spriana, in occasione de “La pica de crap” (edizione numero 11) e del “Moschettone della solidarietà”, (edizione numero nove), andati nell’ordine a due assi del settore quali Mauro Curnis, 86 anni, di Nembro (Bergamo) e Fausto De Stefani, 71 anni, di Asola (Mantova).

Premi alla montagna e ai suoi fedelissimi ideati anni fa da Elio Parolini, di Lanzada, realizzati dall’artigiano della pietra ollare Renato Bergomi e promossi dalla Fondazione Luigi Bombardieri e dal Cai sezione Valtellinese di Sondrio.

Affiancati anche dagli organizzatori della Vut, Valmalenco ultradistance trail, che hanno voluto impreziosire la serata con un “cameo” volto a premiare la bravura di una giovane atleta, sia sugli sci sia in classe, quale Carlotta Pedrolini, 14 anni, di Chiesa in Valmalenco.

Emozioni

Un mix di emozioni, di riconoscimenti alla carriera, ma anche di attenzione al nuovo che avanza, che ha reso la serata indimenticabile, a detta dei promoter e presentatori, Elio Parolini e Angelo Schena, presidente della Fondazione Luigi Bombardieri e componente del comitato direttivo centrale del Cai nazionale.

«Credo che si possa parlare dell’edizione meglio riuscita de “La pica de crap” - ha detto Schena -, sia per numero di partecipanti, intorno ai duecento, sia per la levatura dei premiati, sia per la qualità del parterre, perché erano con noi alpinisti di altissimo livello».

Partita un po’ in sordina, per ferrea volontà di Elio Parolini, che aveva convogliato a Lanzada alpinisti del rango di Kurt Diemberger e di Silvio Gnaro Mondinelli, premiati nelle prime due edizioni, oggi la “Pica” è un evento capace di richiamare da solo nella piccola Spriana, personaggi come Alessandro Gogna, 77 anni, di Genova, alpinista, guida alpina, storico dell’alpinismo e fondatore di Mountain Wilderness, Silvio Gnaro Mondinelli, 65 anni, di Gardone Valtrompia (Brescia), alpinista estremo fra i più grandi al mondo. E, ancora, Luca Maspes, alpinista e guida alpina di casa nostra, Popi Miotti, altra leggenda locale insieme a Giancarlo Bianco Lenatti, alpinista, guida alpina e storico gerente il “Marco e Rosa” sul Bernina, Floriano Lenatti, guida alpina e rifugista di lungo corso. Poi tutto il mondo del Cai, con Laura Gianesini, presidente della sezione Valtellinese, Marusca Piatta, segretaria, gli alpinisti e membri del direttivo Camillo Della Vedova, Franco Gugiatti e Massimo Gualzetti e, per la Fondazione Luigi Bombardieri, Mina Bartesaghi.

Presenti alla serata Mario Alberto Pedranzini, consigliere delegato e direttore generale della Banca Popolare di Sondrio e Sergio Longoni, amministratore delegato di Sport Specialist, due dei tre main sponsor dell’evento.

Padrone di casa nella sua Spriana il sindaco Ivo Del Maffeo, affiancato da Simona Pedrazzi, che con la Pro Loco ha curato logistica e accoglienza, garantendo anche l’allestimento di una cena a base di sciatt, salumi, e pizzoccheri.

Il racconto

Molto interessante è stato seguire la narrazione di Mario Curnis “Pica 2023”, leggendario alpinista oggi ritiratosi, con la moglie Rosanna Giudici, in una baita isolata di Nembro, della sua prima, deludente, ascesa all’Everest, nel 1973, quando «mi obbligarono a fermarmi al Colle Sud, senza poter raggiungere la vetta - ha detto -. Una grande delusione cui ho voluto porre rimedio solo nel 2002, quando con Simone Moro, sono arrivato in cima. Avevo 66 anni ed ero il più vecchio, dell’epoca, ad aver fatto l’Everest».

Tutto improntato all’attualità, cioè al suo impegno per i bambini senza fissa dimora del Nepal, invece, il racconto di Fausto De Stefani, che, il suo passato di alpinista estremo, secondo in Italia dopo Messner come scalatore di Ottomila e sesto al mondo, lo ha messo nel cassetto.

Nella proiezione del film di 37 minuti “Al di la delle nuvole”, di Alessandro Tamarini, del 2013, tutto il suo impegno per la scolarizzazione dei bimbi nepalesi. «Non guardo più in alto da tempo, ormai - ha detto -, ma convintamente in basso, ai bisogni di queste persone così sfortunate».

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