Polemiche: Time snobba Assange
Uomo dell'anno mister Facebook

Non piace ai lettori la scelta buonista. Loro a furor di popolo avevano scelto il padre di Wikileaks, ma il direttore del settimanale spiega: "Assange vede il mondo popolato da veri nemici, Zuckenberg lo vede pieno di potenziali amici"

LONDRA - Julian Assange, padre di Wikileaks, ha dovuto cedere a Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, la corona di "uomo dell'anno" di Time. Eppure, la vittoria era stata assegnata a Assange dai lettori del settimanale (e dai bookmaker). Il verdetto annunciato ieri a New York nel corso della trasmissione "Today" ha lasciato increduli i sostenitori dell'australiano.
Ora è polemica. Su Twitter i sostenitori di Assange si sono ancora più infuriato quando si è appreso della scelta "buonista" di Zuckerberg: "Facebook è davvero una storia più importante di Wikileaks?", si è chiesto Jim Sciutto, capo dell'ufficio di Londra della AbcNews. Sulla stessa linea Alexi Mostrous del britannico Times: "Wikileaks quest'anno ha avuto certamente un impatto maggiore di Facebook. Time deve aver pensato che la scelta di Assange sarebbe stata troppo difficile da digerire". 
Personaggio scomodo Assange lo è di certo: dal 7 dicembre in prigione perchè ricercato dalla Svezia per reati sessuali, è finito nel mirino perchè col suo sito ha diffuso notizie riservatissime sulla guerra in Afghanistan e sugli uomini più potenti della Terra. Assange era arrivato in finale con altri tre candidati: i minatori cileni, il presidente afghano Hamid Karzai e il Tea Party e la scelta per Time è stata sicuramente sofferta. In una lettera ai lettori per spiegare il perchè il giornale è andato contro il voto popolare, il direttore Rick Stengel, che tre settimane fa aveva intervistato il capo di Wikileaks su Skype, ha detto che il mondo sta vivendo un periodo storico di transizione: "C'è una erosione di fiducia nell'autorità, una decentralizzazione dei poteri, e allo stesso tempo forse una maggiore fede l'uno negli altri". 
Per Stengel, Assange e Zuckerberg rappresentano "due facce della stessa medaglia", entrambi "esprimono un desiderio di apertura e trasparenza". Ma mentre Assange "attacca le grandi istituzioni e i governi attraverso la trasparenza involontaria con l'obiettivo di depotenziarli, Zuckenberg permette ai singoli di condividere volontariamente informazioni con l'idea di dar loro potere". E ancora: Assange "vede il mondo popolato da veri nemici, Zuckenberg lo vede pieno di potenziali amici".

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