Frodi al fisco: Dolce e Gabbana
nei guai per una maxi evasione

Chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Dolce e Stefano Gabbana accusati, assieme ad altre persone, di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi per un'evasione fiscale di circa 1 miliardo di euro, che sarebbe stata commessa tra il 2004 e il 2005. Ma ieri le manette sono scattate, durante le prove del rally-show all'autodromo di Monza, anche per il pilota di rally e team manager Riccardo Errani

MILANO - Grandi stilisti ma anche grandi evasori: il pm di Milano, Laura Pedio, ha chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Dolce e Stefano Gabbana accusati, assieme ad altre persone, di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi per un'evasione fiscale di circa 1 miliardo di euro, che sarebbe stata commessa tra il 2004 e il 2005.
Ma ieri le manette sono scattate, durante le prove del rally-show all'autodromo di Monza, anche per il pilota di rally e team manager Riccardo Errani, 59 anni, forlivese con residenza a Montecarlo. Ufficialmente nullatenente, gestiva in realtà un vasto raggiro fiscale legato a sponsorizzazione sportive. Con l'aiuto di una cartomante prestanome di Senigallia, che in due anni ha prelevato per lui circa sei milioni di euro, e del suo navigatore e cronista sportivo Stefano Casadio, tra il 1998 e il 2010 Errani avrebbe tirato le fila di una frode fiscale legata a sponsorizzazioni sportive, con 19 milioni di euro di redditi non dichiarati al fisco e 12 milioni di imposte evase (8 milioni di Irpef e 4 di Iva). Ritenuto di fatto residente in Italia, il pilota non si era presentato alla punzonatura («sono indisposto» aveva spiegato al telefono), tanto che la sua Ford Mustang 500 non compare più nell'elenco delle partenze.
Nell'inchiesta della procura di Ancona, in codice «World cup rally», sono indagate a piede libero anche altre otto persone, tra cui il co-pilota, la maga, e un commercialista anconetano. Sono stati disposti sequestri per equivalente su beni riconducibili ad Errani: 25 auto da rally, la sede dell'Errani Team a Faenza, 30 conti correnti bancari e due immobili a Rimini. Il pilota riusciva a polverizzare gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni sportive, dirottandoli verso società filtro o "cartiere", con conseguente elusione delle imposte. È stato ricostruito un giro di fatture per operazioni inesistenti o gonfiate per 34 milioni di euro, spalmato tra Marche, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Repubblica di San Marino.

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