Per Santoro stop di 10 giorni
Dg Masi: non è una censura

«Annozero» che salta per due puntate. Il provvedimento disciplinare, voluto dal Dg Mauro Masi, dopo il «Vaffan..bicchiere» detto in diretta dal conduttore nella prima puntata di stagione in polemica con lo stesso Dg per la circolare sul contraddittorio. I commenti dei politici

ROMA Una sospensione di dieci giorni, «Annozero» che salta per due puntate. Un provvedimento disciplinare, quello voluto dal Dg Mauro Masi dopo il «Vaffan..bicchiere» detto in diretta dal conduttore nella prima puntata di stagione in polemica con lo stesso Dg per la circolare sul contraddittorio.
Un provvedimento che ora l'azienda si appresta ad applicare, ma la partita è ancora aperta.
Santoro attacca, «è un attentato alla televisione» e annuncia che reagirà «in ogni sede» contro un provvedimento che, sottolinea il legale D'Amati, configura un «uso abnorme del potere disciplinare con finalità repressive del diritto di informazione e di critica correttamente esercitato in Annozero».  Allo studio ora le contromosse, «stiamo decidendo, per le vie giudiziarie non ci sono termini» dice a sera D'Amati, ma c'è l'ipotesi del ricorso al collegio arbitrale interno, entro 20 giorni ed è questo il primo ostacolo all'operatività del provvedimento: una scelta, sottolinea il segretario Usigrai Carlo Verna, «che consentirebbe a Santoro di andare in onda per le prossime due puntate anche se la sospensione dovrebbe partire dal 18». Insomma, con quel ricorso entro 20 giorni «la sanzione non può essere eseguita». Ed «Annozero» potrebbe continuare, sempre con Santoro in onda.
Parallelamente potrebbe esserci il ricorso al giudice del lavoro che, in via d'urgenza, potrebbe annullare il provvedimento disciplinare ma in questo caso la sanzione, dal 18 al 28, sarebbe applicata.
Per Masi nessuna «censura», solo «responsabilità disciplinari» a carico di Santoro. Ma il Dg finisce sotto attacco dell'opposizione: un provvedimento «abnorme», dicono i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, di cui il Dg si prende «la piena responsabilità», ovvero risponderne se, sottolineano, in sede di ricorso verrà annullato. Con tutti i danni, proseguono i consiglieri, in termini di «mancati ricavi pubblicitari». E anche Garimberti, che pure precisa che in materia la competenza è del Dg, chiarisce di non condividere la sospensione perché «manifestamente sproporzionata».
Una scelta sbagliata, hanno fatto notare i consiglieri d'opposizione durante il Cda, anche perché si commina il doppio di quanto previsto come sanzione dal contratto giornalistico - ovvero 5 giorni di sospensione - E poi, spiega un consigliere, secondo la prassi aziendale il Dg avrebbe potuto consultarsi con il direttore di rete Massimo Liofredi per applicare la sospensione di Santoro - e la relativa sanzione pecuniaria - magari in un periodo di non messa in onda di «Annozero», per esempio Natale. Cosa non avvenuta e Liofredi, a quanto si apprende, ha preso atto del provvedimento ma senza a questo punto poter intervenire. Contro la sospensione anche il Presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, siamo - dice - alla "gogna mediatica" e la Commissione affronterà il tema con ogni probabilità martedì prossimo. Attaccano Masi il Pd «una decisione che sconcerta», dice Pierluigi Bersani, l'Idv che con Di Pietro chiede le dimissioni del Dg e anche Fli: 10 giorni di sospensione a Santoro - dice il capogruppo alla Camera Italo Bocchino - «allora dovrebbero essercene 30 per qualche Tg», leggi il Tg1 di Augusto Minzolini. Ma il Dg ribadisce: nessuna decisione «sproporzionata», solo applicazione della «normativa vigente» tenuto conto che è «intollerabile mandare platealmente a quel Paese un capo azienda».
Il Pdl difende, con Butti, Lupi e Capezzone, la scelta di Masi. Ma nella maggioranza filtra anche qualche disappunto verso il Dg, secondo alcuni anche di Silvio Berlusconi al quale l'esordio di Santoro con il «Vaffan..bicchiere» non era proprio andato giù.
Dice Niccolo Ghedini, tra i più fidati consiglieri del Premier e assiduo ospite dello studio circolare: «Io non sono in grado di dire se Masi ha sbagliato o no, certo che tendenzialmente preferirei una sanzione pecuniaria molto forte ma che Santoro possa andare in onda perché anche se attacca la mia parte politica, preferisco che ci sia massima libertà di espressione».
Di certo, il nuovo caso Santoro costituisce un nuovo precedente in Rai: diverso fu con «Raiot», il programma di Sabrina Guzzanti sospeso, dopo una sola puntata - «Armi di distrazione di massa» - nel marzo del 2003. Mediaset querelò la Rai per certe affermazioni della Guzzanti nei panni di Lucia Annunziata e fu proprio la querela (poi vinta dall'attrice) a motivare lo stop del programma: il Cda, all'unanimità, chiese al Dg di allora, Flavio Cattaneo, di valutare una sospensione temporanea del programma per tutelare l'azienda dalle possibili conseguenze civili e penali. Guzzanti vinse poi la causa ma il programma non tornò in onda: la Rai e la casa di produzione non trovarono infatti un accordo e il contratto venne sciolto. Le altre cinque puntate furono rappresentate nei teatri.

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