“Un sorriso in braccio. Diario di un’adozione”, la confessione intima delle sfide di chi adotta

Il percorso dell’ adozione è un’ esperienza complessa che apre le porte a un mondo di amore e di speranza, ma anche di sfide, dubbi e incertezze. Specialmente quando si parla di adozioni internazionali , capita che i genitori adottivi si ritrovino a cambiare la propria vita da un giorno all’altro , dopo mesi o addirittura anni di attese e pratiche burocratiche. A permettere loro di non arrendersi, nonostante tutte le difficoltà che possono sorgere, è soprattutto il desiderio di costruire una nuova famiglia , che si traduce nell’opportunità di offrire un futuro migliore a un bambino nato in situazioni svantaggiate. Può capitare tuttavia che la lunghezza dell’iter burocratico diventi estenuante, oppure che le paure su quello che sarà il futuro del bambino abbiano la meglio, scoraggiando alcune persone. In questi casi è importante il confronto con chi, prima di loro, ha già affrontato il percorso di adozione , per comprendere fino in fondo che cosa significhi, a cosa si va incontro.

Con il suo libro “Un sorriso in braccio. Diario di un’adozione” , pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo , Nicoletta Albertalli racconta la straordinaria avventura che ha vissuto per conoscere Bernard , suo figlio, adottato dallo Sri Lanka. È un racconto intimo che si articola tra due “presenti” , quello del 1990 , in cui Nicoletta ha appena ricevuto la tanto attesa telefonata e decide di appuntare ogni tappa significativa del suo percorso, e quello del 2020 , in cui l’autrice ritrova, legge e commenta il suo diario di trent’anni fa, apparso davanti ai suoi occhi mentre riordinava alcuni scatoloni, in un’estate del periodo Covid.

Il viaggio comincia ancora diversi anni prima, quando Nicoletta e suo marito scoprono di non poter avere figli. Ai due cade il mondo addosso, consapevoli del forte desiderio di entrambi di allargare la loro famiglia, ma l’adozione è qualcosa a cui non avevano mai pensato . Lei, in particolare, nutriva il desiderio di poter portare in grembo un bambino, per questo motivo la domanda di disponibilità all’adozione era rimasta a lungo in un cassetto. Dopo anni di tentativi, cure e trattamenti non andati a buon fine, la vita di Nicoletta sembra starsi consumando un pezzo alla volta, vedendola chiudersi in una tacita apatia in cui nemmeno il marito poteva entrare. L’incontro con una coppia di amici cha aveva già adottato una figlia dallo Sri Lanka è la chiave di volta che permette loro di avvicinarsi alle Suore della Beata Vergine di Cremona, che nella loro missione a Gampola si occupano di adozioni internazionali. Gli anni tra il 1988 e il 1990 passano tra adempimenti burocratici , visite di assistenti sociali, psicologi e carabinieri , conclusi positivamente con la notizia, ad agosto, di un bambino che li aspetta .

Tra le pagine del diario leggiamo la confusione e la sorpresa dell’autrice , che in fretta e furia parte insieme al marito per una meta lontana, esotica e sconosciuta. La narrazione si arricchisce di dettagli che ci permettono di sentire lo stesso groppo in gola all’arrivo in aeroporto, la stanchezza che li fa crollare appena giunti in hotel e la trepidazione del giorno dopo, in cui si preparano all’ incontro che avrebbe cambiato per sempre le loro vite .

“Dopo una breve attesa, Madre Costanza ci ha accompagnati in una grande stanza piena di lettini di legno e di bambini dagli occhi enormi e, in braccio a una giovane suora, ne abbiamo visto uno bellissimo. Io stavo quasi per dirlo e in cuor mio desideravo che fosse lui, quando il piccolo mi ha teso le braccia sorridendomi . Era proprio Bernard! Lacrime di gioia e commozione hanno bagnato il mio viso mentre lo prendevo in braccio. Anche Carlo era emozionato al punto che si è dimenticato di filmare quel momento come ci eravamo ripromessi”. Con queste toccanti parole l’autrice rievoca il primo incontro , del quale persiste una testimonianza così emozionante da rimanere indelebile, nonostante non fosse stato inciso sulla pellicola come sperato. L’incontro con gli occhi del figlio sancisce un legame destinato a durare per sempre , la concretizzazione di un sogno d’amore cominciato nell’istante stesso in cui aveva appreso della sua esistenza.

Il tempo che i due neogenitori possono trascorrere con Bernard è poco, soprattutto all’inizio, per via delle regole della struttura. Per questo motivo si ritrovano, per le ore rimanenti, a esplorare lo Sri Lanka da turisti. Il diario di Nicoletta Albertalli si arricchisce qui di descrizioni esotiche , di avventure e scoperte: scorgiamo tra le pagine i colori delle stoffe pregiate e il profumo pungente delle spezie, ci addentriamo nella vegetazione e ci imbattiamo animali che in Italia sarebbe quasi impossibile vedere dal vivo. È un momento incontro e di scambio prezioso con la terra d’origine del figlio, che l’autrice sceglie di conservare con cura tra i ricordi, per il futuro.

La prosa di Albertalli è diretta, senza fronzoli , capace di soffermarsi in maniera concisa ed efficace sui dettagli più significativi e sulle emozioni da fissare per sempre nella memoria. Ma se le pagine del suo diario del 1990 sono appassionanti, ancora più interessanti sono gli intermezzi scritti nel 2020. Si apre uno spaccato trent’anni dopo i sogni, le speranze, i dubbi e le paure di quel primo incontro , una crepa in cui sembra vedere l’autrice guardare al suo passato con occhi teneramente malinconici, di certo più disillusi. Tante cose sono cambiate nella sua vita, tante delle aspettative del passato si sono dissolte, ma una cosa è rimasta sempre uguale: l’amore nei confronti di suo figlio, ormai adulto.

Il confronto tra questi due piani di contingenza è prezioso proprio per l’occasione che offre al lettore di compiere un esame di realtà . Albertalli non nasconde che alcune delle sue paure si sono avverate – per esempio gli atti di bullismo subiti da parte dei compagni di scuola e di giochi e l’aggravarsi della condizione di salute del figlio – e che la vita riserva sempre delle sorprese o delle svolte inaspettate, tutto sta ad affrontarle con la sicurezza che, guidati dall’amore, il peso dei giorni può diventare più leggero .

Il progetto del libro “Un sorriso in braccio. Diario di un’adozione” vuole raggiungere in particolar modo i lettori più giovani , per sensibilizzarli sui temi dell’inclusione e mostrare loro quanta fatica, impegno e talvolta sofferenza ci siano dietro una scelta così importante. Proprio per questo motivo l’autrice ha scelto di coinvolgere gli studenti del Liceo Artistico dell’istituto “C. Dell’Acqua” di Legnano, affinché realizzassero la copertina e le suggestive illustrazioni che si alternano tra le pagine.

“Un sorriso in braccio. Diario di un’adozione” è un libro-confessione che tinge la vita di speranza , offrendo l’opportunità preziosa di condividere un’esperienza complessa con sincerità e coraggio. Nicoletta Albertalli racconta una vita autentica che non sempre riesce a seguire il percorso che noi immaginiamo, ma che è in grado ugualmente di regalare momenti di grande pienezza ed emozione che dureranno per sempre.

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