L’appello dei componenti dell’Osservatorio regionale per contrasto alla criminalità organizzata

(Arv) Venezia 4 mag. 2023  - “Difendere la libertà di stampa e i giornalisti da ogni forma di intimidazione”. È questo l’appello dei componenti dell’Osservatorio regionale per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza  Bruno PigozzoPierluigi GranataAlessandro NaccaratoFrancesco Bettio  e  Giovanni Iacono  che spiegano: “Il report annuale, pubblicato dal gruppo di Reporters Sans Frontières (Rsf) in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, spiega come nel nostro Paese il mondo dell’informazione continua a essere minacciato dalla criminalità organizzata oltre che da gruppi estremisti violenti. Tornano alla mente i nomi di Mauro Rostagno, Beppe Alfano, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Pippo Fava, Mario Francese, Giancarlo Siani, Peppino Impastato e Giovanni Spampinato, tutti giornalisti vittime della mafia solo per aver fatto il proprio dovere. Pensando a questi giornalisti, nonché alla luce delle analisi di Reporters Sans Frontières, colpisce leggere come nelle arringhe difensive nel processo ai presunti casalesi di Eraclea si parli di una ‘stampa morbosa che ha alimentato l'attenzione su queste vicende’ con una pressione a tal punto forte da condizionare gli inquirenti, quando a parlare di associazione per delinquere di stampo mafioso in questa vicenda è stata anche la Cassazione. Liberi giustamente gli avvocati della difesa nel processo sui fatti di Eraclea di esprimere la propria valutazione, ma deve essere libero, e ben difeso da ogni forma di intimidazione, anche il giornalista che intende ricostruire e raccontare i fatti, contribuendo con il suo lavoro a difendere quella cultura della legalità di cui il nostro Paese ha sempre più bisogno. A tutti i giornalisti che onestamente e in buona fede assolvono al loro dovere va la nostra solidarietà, la riconoscenza per quanto fanno, ben sapendo che alla base della forza delle mafie c’è appunto il silenzio e l’omertà inaccettabile in una società civile”.

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