Francesco Jori presenta in Consiglio un saggio su Marco Polo, a 700 anni dalla morte

(Arv) Venezia 9 gen. 2024  - Il 9 gennaio di sette secoli fa moriva a Venezia Marco Polo, il più  noto mercante e viaggiatore di tutti i tempi. Il Consiglio regionale del Veneto ne ricorda anniversario e imprese ospitando la presentazione del libro del giornalista  Francesco Jori  “Marco Polo. La vita è viaggio”, appena pubblicato da Editoriale Programma di Treviso,143 pagine.  Il saggio ripercorre la vita avventurosa dell’autore de ‘Il Milione’, primo libro italiano tradotto in tutto il mondo e capolavoro della letteratura; ma soprattutto inquadra il viaggio dei Polo - l’adolescente Marco, il padre Nicolò e lo zio Matteo - nella millenaria apertura ai commerci, ai viaggi e alle relazioni con l’Oriente che caratterizza la storia del mondo antico e del Medioevo e, in particolare, quella della Serenissima Repubblica di Venezia. Scrive infatti Jori “Marco non è un apripista, è solo l’ennesima replica di una lunga sequenza di viaggiatori che già da tempo hanno preso la via dell’Est”.

“Da ‘inviato speciale nella storia’ Jori riesce a contestualizzare la vicenda dei Polo, dando punti di riferimento storici ai lettori di oggi – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale  Roberto Ciambetti  – e raccontando una storia che ha ancora molto da dire ai contemporanei, soprattutto in quest’epoca in cui, non diversamente dalla seconda metà del XIII secolo, si stanno riorganizzando gli equilibri geopolitici e i modelli economici del mondo. Marco Polo è protagonista del tramonto del Medioevo e anticipa la rivoluzione della civiltà borghese e urbana. I tre mercanti che da Venezia arrivano nel cuore dell’impero mongolo dimostrano di non avere mentalità eurocentrica, anzi sono pronti a imparare a conoscere popoli, lingue, culture e tecnologie, con intelligenza e umiltà. Non avevano presunzione di chi crede di saper tutto, sapevano di non sapere, erano affamati di conoscenza, curiosi e discreti. Come il contemporaneo Dante Alighieri, narratore di un altro affascinante e incredibile viaggio, Marco Polo con “Il Milione” è espressione mirabile di un mondo nuovo, del secolo dei mercanti e delle professioni che apre all’Umanesimo. Dopo l’impresa dei Polo, a distanza di oltre un secolo, il Veneto esprimerà altri grandi viaggiatori ed esploratori, come i vicentini Pietro Querini e Antonio Pigafetta, dimostrando di essere una terra motore della storia. L’anno che Venezia e il Veneto dedica a Marco Polo è quindi momento di riflessione per tutti i veneti”.

Anche per  Luciano Sandonà,  presidente della commissione Affari istituzionali e organizzatore dell’incontro, il Milione, opera originalissima tra racconto storico, atlante geografico, trattato di antropologia e celebrazione politica, è stato “un autentico best-seller del Trecento e Quattrocento, tradotto in moltissime lingue e non solo dell’Occidente”. “Marco Polo è una figura iconica, primo ambasciatore, personaggio nuovo e affascinante, costruttore di relazioni, che merita di essere celebrato per il ruolo che ha avuto non solo per Venezia, ma per il Veneto e per l’Italia”.

 

Nell’immaginario collettivo Marco Polo è diventato un mito – spiega Jori – un uomo eccezionale, che va e torna dai confini del mondo allora conosciuto, impara quattro lingue durante il viaggio, diventa uomo di fiducia dell’imperatore dei mongoli, che gli affida missive e richieste per il papa di Roma.   “Marco affascina – interpreta il giornalista - perchè incarna la vitalità del commercio, che non è solo scambio di merci, ma incontro di idee, persone, culture e tradizioni. E la sua città, Venezia, è la potenza che meglio di altri ha capito che gli scambi non portano solo soldi, ma cultura: lo stato veneziano è una grande potenza perché investe in cultura, anche quando fa la guerra”.

Le pagine di Francesco Jori raccontano la grandezza dell’impresa dei Polo: che  non sta, dunque, nella coraggiosa rotta verso il lontano Oriente, nei rischi e nei tempi lunghissimi del viaggio lungo le piste dei carovanieri della ‘via della seta’, attraverso steppe, deserti e catene montuose; né nelle scoperte straordinarie, dal petrolio al carbone alla carta, nei quali si imbatterono i tre veneziani; né nella straordinaria accoglienza che i tre veneziani ricevettero dal sovrano mongolo Kublai Khan, che fece di Marco un ambasciatore e alto funzionario del suo sterminato impero, riponendo totale fiducia in uno straniero. La grandezza di quell’impresa ventennale nella favolosa Cina della seconda metà del XIII secolo, raccontata a distanza di anni nei mesi della prigionia a Genova ad un altrettanto geniale compagno romanziere, Rustichello da Pisa, sta negli occhi di Marco Polo, mai diffidenti e sempre curiosi, nell’intelligenza dell’uomo, aperta ad altre civiltà e ad usi e costumi di popoli lontani, attenta a esplorarne novità, conquiste tecnologiche, punti di forza, fattori di cambiamento ed ‘elementi di felicità’, come seppe cogliere un altro grande scrittore Italiano, Italo Calvino, che rilesse la vicenda di Marco Polo ne “Le città invisibili”. “Oggi più che mai – conclude Jori – suona attuale, affidabile, realistico, l’invito che Calvino pone sulla bocca del veneziano vissuto 700 anni fa: saper individuare, cogliere e far crescere ciò che inferno non è”, cioè quegli elementi di positività, quelle tracce di benessere e di luce che ogni città, ogni civiltà, contiene e alimenta.

Alla presentazione del libro “Marco Polo. La vita è viaggio” (distribuito nelle edicole del Veneto) sono intervenuti anche l’editore Angelo Pastrello, il filologo Eugenio Burgio, docente a Cà Foscari e membro del comitato nazionale delle celebrazioni per l’anno di Marco Polo, Paola Mar, assessore del Comune di Venezia, e Fabrizio Comencini, vicepresidente del Corecom.

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