CRV - Piano regionale contrasto della povertà

(Arv) Venezia 20 mag. 2021 - La pandemia da Covid ha impoverito le persone e le famiglie più al Nord che nel resto d’Italia. Ma in Veneto il fenomeno dell’impoverimento sembra essere di proporzioni meno impattanti rispetto alle regioni contermini, grazie anche alle misure di inclusione sociale e di sostegno messe in campo con il Piano regionale 2018-2020 e con i fondi di emergenza antiCovid attivati lo scorso anno. Lo ha sottolineatp l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin, illustrando strategie e risultati il piano regionale di contrasto alla povertà 2018-2020 ai componenti della quinta commissione del Consiglio regionale del Veneto, guidata da Sonia Brescacin (ZP).

Secondo i dati Istat, nel 2020 il numero delle famiglie sotto la soglia di povertà nelle regioni del Nord è aumentato del 30 per cento (dalle 726 mila del 2019 alle 944 mila del 2020), a fronte di un incremento medio nazionale del 20 per cento. Anche il numero delle persone povere nel Nord Italia è aumentato più che nel resto d’Italia: da 1.860.000 a 2.580.000 (più del 38,7 per cento), quasi dieci punti in più rispetto alla media nazionale. I dati veneti dicono che nel 2019 le persone a rischio di povertà erano 11 su 100 (la media nazionale era del 25,6 per 100, quella europea del 21,4 per cento); nel 2020 l’indicatore di povertà in Veneto è sceso a 9,4 per cento per le persone singole, 7,7 per cento per le famiglie. “Gli interventi coordinati e integrati tra Regione, Comuni, rete dei servizi, volontariato e cooperative sociali – ha affermato l’assessore – hanno consentito di governare le situazioni più critiche emerse nell’anno e mezzo di emergenza pandemica, nel corso della quale molte persone hanno sperimentato per la prima volta la perdita del lavoro, l’incertezza abitativa, la povertà alimentare e di accesso alle cure, la povertà educativa e l’isolamento relazionale”.

Il piano triennale di contrasto alla povertà, costruito in maniera partecipata con Comuni e terzo settore, ha una dotazione finanziaria di 26,7 milioni di euro assegnati direttamente ai 21 Ambiti territoriali sociali, e ha messo in campo una serie articolate di misure ‘multidimensionali’: il Reddito di inclusione attiva (fino a 800 euro mensili per le famiglie e fino a 400 euro per i singoli, condizionati però a piani individualizzati di inserimento sociale e lavorativo secondo un modello diverso rispetto al reddito di cittadinanza) di cui hanno beneficiato 3053 persone nell’ultimo anno; 26 Empori solidali (oltre 67 mila quintali di eccedenze distribuite dai volontari nel 2020, con un aumento del 27 per cento degli utenti); misure di sostegno per l’abitare (contributi affitti); servizi di trasporto sociale (progetto Stacco) resi nell’ultimo anno a 16.616 anziani o persone non autosufficienti in 219 comuni veneti con il coinvolgimento di 110 associazioni e 250 automezzi, che hanno effettuato oltre 37 mila viaggi; interventi di contrasto alle marginalità storicamente più note, come i senza fissa dimora (3,3 milioni di finanziamento regionale per i piani di intervento dei comuni capoluogo) e le vittime della tratta, del caporalato e dello sfruttamento sessuale (750 persone raggiunte nel 2020 con il progetto Nave, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, e guidato da quest’anno dalla Regione Veneto).

“Il piano veneto di contrasto alla povertà – ha commentato la presidente Brescacin - si dimostra un intervento importante e di grande concretezza, utile per affrontare nuove fragilità e vulnerabilità della società veneta. Credo che anche nel prossimo triennio la Regione del Veneto, con il nuovo piano in via di predisposizione, saprà dare una risposta attenta e positiva per affrontare le marginalità, vecchie e nuove, e creare inclusione sociale”. Tra gli obiettivi futuri della programmazione sociale la presidente della commissione ha indicato l’esigenza di approfondire il quadro normativo per i 21 Ambiti territoriali sociali e il loro collegamento con i Comitati dei sindaci. “Il prossimo piano triennale, ormai imminente – ha concluso la presidente - sarà ancora più importante per ottimizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche disponibili, integrando le misure di contrasto alle povertà con le altre prestazioni sociali e assistenziali fornite su scala nazionale o da altri enti. Investire su politiche attive, che responsabilizzino le persone e le famiglie, ed evitare duplicazioni e sovrapposizioni nelle forme di sostegno significa riuscire a raggiungere il maggior numero possibile di persone in stato di autentico bisogno e promuovere vera inclusione sociale”.

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