Colombi (UILPA). Le minestre riscaldate non fanno un buon contratto

Da settimane la Funzione Pubblica ha avvertito i mezzi di informazione che sta lavorando con il Ministero dell’Economia per mettere a punto la “direttiva madre” sul rinnovo dei contratti. Certo, sarebbe stato meglio se il ministro si fosse confrontato almeno una volta con i sindacati rappresentativi. Comunque sia dovrebbe ormai essere questione di poco siamo curiosi di leggere questa direttiva. Visto che la questione economica risulta svilita dall’astruso meccanismo degli anticipi per decreto è chiaro che la parte più interessante del nuovo CCNL finirà per essere quella giuridico-normativa.

Sembra dunque che dovremo aspettarci nuove iniziative in materia di valutazione e di meritocrazia. Grande novità, non c’è che dire. E d’altronde un antipasto l’abbiamo già avuto con la direttiva sulla performance emanata a fine novembre. Ma se questo è il solco tracciato, il nuovo CCNL rischia di essere una minestra riscaldata. Riscaldata già troppe volte per essere ancora commestibile. Ma veramente a Palazzo Vidoni c’è ancora qualcuno che crede che sia possibile collegare la retribuzione di produttività alla performance grazie alle pagelline dei dirigenti?

Forse se il ministro Zangrillo ascoltasse la voce dei lavoratori che conoscono per esperienza diretta le ragioni autentiche dei problemi della P.A., la smetterebbe con la retorica del merito e degli aumenti a pioggia. Ma di quale pioggia stiamo parlando? Forse della pioggia acida dell’inflazione che si è mangiata il 15% del valore reale delle retribuzioni dei dipendenti pubblici negli ultimi tre anni?

Il nuovo CCNL – che arriva con oltre due anni di ritardo - deve servire innanzitutto a consolidare le conquiste ottenute nei due precedenti rinnovi. A cominciare dall’attuazione dei nuovi ordinamenti professionali, che in molte amministrazioni non sono stati ancora completati; per continuare col welfare contrattuale, che nel settore pubblico è a un livello disastroso in confronto alle migliori esperienze del lavoro privato; e incrementando i fondi per le risorse decentrate, ormai spremuti fino all’osso e non più in grado di finanziare le progressioni di carriera.

Questi sono i problemi veri e non gli ideologismi sul merito. I fatti ci dicono che in Italia ci sono 5,5 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti, contro i 6,1 della Germania, i 7,3 della Spagna, gli 8,1 dell’Inghilterra e gli 8,3 della Francia. I fatti ci dicono che la retribuzione media mensile di un ministeriale italiano è di 1.816 euro contro 4.391 di un tedesco, 2.957 di uno spagnolo, 2.638 di un francese, 3.131 di un belga e 3.899 di un danese. Questa è la realtà. Perciò, cari politici, basta chiacchiere e sanate gli squilibri della nostra P.A. con assunzioni e investimenti.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 14 gennaio 2024

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