Ciambetti: “Non esiste Pnrr: esiste Piano Statale Ripresa e Resilienza che modifica Costituzione"

(Arv) Venezia 28 giu. 2023 -       “Non possiamo parlare di Piano Nazionale di Resilienza e ricostruzione, PNRR, bensì di PSRR, piano statale di resilienza e ricostruzione che si trasformerà in nazionale solamente quando le Istituzioni decentrate e i cittadini, la Nazione, saranno chiamati a rimborsare 123 miliardi  di Euro oltre agli interessi questi ultimi tutti ancora da stabilire” Così  Roberto Ciambetti , presidente del Consiglio regionale del Veneto, nel suo articolato e complesso intervento alla presentazione alla Camera dei Deputati a Roma quest’oggi del volume “Scritti costituzionali sul PNRR” a cura di Davide De Lugo e Francesco Saverio Marini. Ciambetti ha sottolineato come “il PSRR interviene modificandola nella Costituzione materiale: se l’articolo 114 della Carta costituzionale continua a dirci che La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato, il Psrr ci dice invece che a determinare interventi decisivi per la qualità della vita dei cittadini è solo lo Stato mentre viene meno, o si riduce fortemente l’autonomia legislativa regionale, collocando le regioni a meri soggetti attuatori delle scelte e delle decisioni prese prima a livello europeo e poi statale, salvo poi farle tornare protagoniste nel momento dei ‘tagli’ ai trasferimenti, tagli alla sanità soprattutto, quando si tratterà di pagare i rimborsi. Si realizza così una involuzione verso una natura prevalentemente amministrativa delle regioni, operazione che con il PSRR sembra si stia portando a termine, non certamente attraverso una riforma costituzionale, ma proprio ancorando l’attuazione del PSRR ai vincoli europei, che pongono lo Stato centrale come referente e unico interlocutore diretto”. Ciambetti quindi prosegue: “Chiediamoci allora se questi strumenti, a iniziare appunto dal Psrr o il Mes, sono effettivamente al servizio della politica oppure sono invece degli strumenti che limitano fortemente, condizionandola, l’azione politica soprattutto in quei Paesi che hanno condizioni precarie di partenza nella spesa e nel debito pubblico come nel caso italiano.  Abbiamo imboccato forse un percorso imposto da tecnocrati che avevano, ed hanno, una malcelata insofferenza verso la democrazia, insofferenza, per non dire peggio, che si manifesta nella palese disistima nei confronti della classe politica?    Ogni ordinamento giuridico dipende dalla sua legittimazione democratica. Chi ha legittimato il Psrr”? Ciambetti dà una risposta a questa domanda: “La legittimazione, in democrazia, viene dal popolo attraverso meccanismi chiari e noti: ‘La questione fiscale è stata da sempre legata a quella della democrazia’ diceva Luca Antonini. Sono passati secoli dal 16 dicembre 1773 cioè dal Tea Boston Party, ma la sostanza è rimasta invariata: nel momento in cui strumenti come il Psrr non legittimati democraticamente impongono ai cittadini imposte o tagli significativi a servizi e pensioni, come sarà più che probabile con l’avvio dei rimborsi dei prestiti comunitari, la protesta e la rivolta possono assumere dimensioni inattese, come abbiamo visto e stiamo vedendo in Francia con il caso della riforma delle Pensioni”.  Quindi il Presidente del Consiglio regionale del Veneto conclude non senza aver rammentato che l’Unione Europea impone parametri e dati da rispettare senza aver tuttavia armonizzato il sistema fiscale per cui moltissime imprese italiane, “anche di natura pubblica”, come ha chiosato Ciambetti, hanno trasferito la loro sede legale nei Paesi Bassi: “Non dico che la forte spinta innovativa imposta da Bruxelles non fosse necessaria per l’Italia: anzi era ed è doverosa e giusta. Ma certi passaggi sono autentiche forzature anti-democratiche mentre in altri casi le riforme sembrano essersi incagliate,  a partire dal passaggio generazionale, che nella PA non è avvenuto e che appare lontano, per cui si ha l’impressione che siamo alle solite, cioè sia la solita gerontocrazia burocratica a gestire il cambiamento nel solco della tradizione e della stretta tutela degli interessi dei soliti noti  sintetizzata dalla famosa  affermazione di Tancredi nel Gattopardo ‘Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi’  Anche a costo, aggiungo io, di seppellire la democrazia”.

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