L’eccidio di Lidice distruzione e rinascita

La notte fra il 9 e il 10 giugno 1942, alle 11.30, il villaggio ceco di Lidice, a una ventina di chilometri da Praga, era avvolto nel silenzio. Le poche luci cittadine gettavano ombre sulle case allineate, sui tetti fortemente spioventi, sulle piccole staccionate che recingevano i giardini di ognuna di esse, sulla vecchia chiesa, sul mulino, sul massiccio edificio della scuola (sopra l’ingresso era scritto: “La scuola è la mia felicità”)... Se c’era la luna, quella notte, qualche barbaglio doveva far brillare qua e là l’acqua del ruscello vicino. Se doveste “creare” un tipico paese della Boemia di una volta, ecco, lo fareste proprio come Lidice.

E poi, d’improvviso, urla, ordini secchi, scalpiccio di stivali, rumori di mezzi motorizzati... Sono colonne di tedeschi - soldati della Wermacht, agenti della Gestapo, poliziotti, SS... - che circondano il paese, entrano nelle case, ne scacciano gli abitanti e li separano: donne e bambini rinchiusi nella scuola, gli uomini nella cantina della fattoria Horák.

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