La montagna futura, due nevi e due turismi

A cento anni dalle prime Olimpiadi invernali e 160 dall’invenzione della “settimana bianca”, il cambiamento climatico spinge a ripensare lo sci. Ormai la neve fresca si trova solo fuori dalle piste

L’invenzione del turismo invernale viene dalla Svizzera. Precisamente dall’Engadina. Alla fine del 1864 l’albergatore Johannes Badrutt lancia la provocazione dell’inverno a un gruppetto di turisti inglesi, che accettano di soggiornare a Sankt-Moritz nei giorni più freddi dietro garanzia di rimborso in caso di maltempo. I britannici si trovano benissimo e promettono di tornare, decantando la bellezza della neve. La moda del fuori stagione prende piede, perché non c’è niente di più provocante del contrasto tra il riverbero del sole e il gelo delle notti di luna.

Lo sci non è ancora arrivato, ma è scritto: sarà una rivoluzione. Il magico aggeggio inventato e sperimentato in Scandinavia promette un gioco modernissimo, quasi diabolico, dei gesti meravigliosi, quasi una danza, e un mondo di neve che sembra zucchero filato. A breve lo sci trasformerà la montagna e ne rovescerà il tempo, da ordinario a straordinario. Quella che è sempre stata la cattiva stagione sta per diventare la più attesa.

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