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Domenica 17 Settembre 2023
Il crollo dell’Urss per un “raffreddore”
Quarant’anni fa la malattia mortale di Andropov coperta con un comunicato che parlava di un “leggero raffreddamento” . Un ritratto dell’ultimo leninista che deluse le attese mondiali

Passato involontariamente alla Storia per il grottesco comunicato ufficiale su un suo presunto “leggero raffreddore” che era invece una malattia terminale tenuta nascosta per ragion di Stato, Yuri Andropov non è mai stato davvero capito in Occidente. Quando nel novembre 1982, all’età di 68 anni, divenne il capo supremo del partito comunista sovietico (e automaticamente leader dell’URSS) al posto del senescente e appena defunto Leonid Brezhnev, fu salutato dai “cremlinologi” dell’epoca come un uomo che portava una ventata d’aria fresca, se non addirittura di gioventù, nei palazzi del potere di Mosca.
Bastava poco per coltivare una simile illusione: Brezhnev era da anni una mummia irrigidita dall’arteriosclerosi, incapace di lavorare per più di un paio di ore al giorno e mantenuto al suo posto come garante di facciata di un gruppo di potere basato sul cosiddetto complesso militare-industriale. E quando sul palco della piazza Rossa a Mosca comparivano, in occasione delle feste solenni del regime, i membri del Politburo in blocco, il colpo d’occhio era imbarazzante: dall’“ideologo” Mikhail Suslov con gli spessi occhiali da semicieco al generalissimo Dmitry Ustinov dal petto coperto di medaglie, dall’eterno ministro degli Esteri Andrei Gromiko all’abile manovratore di palazzo Konstantin Cernienko era uno schieramento di settuagenari malfermi e di ottuagenari ansanti che a malapena riuscivano ad alzare un braccio per rispondere al saluto della folla convocata per osannarli in un tripudio di bandiere rosse nel gelo moscovita. Andropov, al loro confronto, sembrava giovane e in forze.
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