I Cerletti di Chiavenna, uno choc mondiale

Al cimitero si trovano le tracce di una famiglia che ha lasciato il segno in Italia e non solo Giovan Battista fondò la prima scuola enologica nazionale e il figlio Ugo inventò l’elettrochoc . Un libro scritto da un sondriese li riporta in auge

Nel cimitero di Chiavenna, che è bello per quanto possa esserlo un cimitero, c’è una lapide sulla tomba dei coniugi Antonio Cerletti e Carolina Raviscioni, vissuti nell’Ottocento. Lui, di famiglia originaria di San Bernardo in valle Spluga, ma nato a Chiavenna come suo padre Giovan Battista e come suo nonno notaio con lo stesso nome; lei nativa di Isola dove i coniugi si erano sposati nel 1845. Sul lato opposto del cimitero, fra i terrazzi della zona monumentale affiancata dalle pareti rocciose, su una tomba in granito sono incisi i nomi di un loro figlio, l’ingegner Giovan Battista, e dei di lui figli, tra i quali il professor Ugo e moglie.

L’ingegner Giovan Battista Cerletti, primogenito, era nato a Chiavenna nel 1846 e, dopo le elementari, aveva continuato gli studi al collegio Gallio di Como, iscrivendosi poi alla facoltà di matematica presso l’università di Pavia. Sospese gli studi nella primavera del 1866, arruolandosi nel primo battaglione garibaldino alla conquista di Venezia per contribuire all’unità d’Italia e quindi riprese a studiare, laureandosi in ingegneria all’università di Milano.

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