
Ordine
Sabato 02 Settembre 2023
Che cosa significa essere italiani
Numero monografico de “L’Ordine” dedicato all’8 settembre 1943. Lo apriamo con la riflessione di un giovane scrittore: oggi l’italianità è ridotta a un brand commerciale, il risveglio delle coscienze che seguì all’armistizio può aiutarci a ritrovare un senso di appartenenza
«L’hanno saputo i tedeschi prima di noi. E l’ultimo ordine che abbiamo ricevuto è stato quello di far cantare i militari durante la marcia». Basterebbe questa frase, pronunciata dal Colonnello di “Tutti a casa” di Comencini, a riassumere il disorientamento dei militari italiani, quell’8 settembre 1943. Nel film, Alberto Sordi si dà alla macchia dopo aver assistito allo sfaldamento dell’esercito. Con lui, sbandati, fuggiaschi, giovani che cercano di tornare vivi a casa. Un viaggio accidentato in un’Italia collassata dopo la fumosa comunicazione della fuga delle alte cariche. Sullo sfondo, abitazioni divelte su cui qualcuno ha scritto «senza casa possiamo vivere, senza patria no».
“Spaesamento” sembrerebbe la parola più adatta a descrivere la vertigine di quei giorni. Il capogiro di chi si ritrova improvvisamente di fronte allo sgretolamento delle istituzioni e dei codici che, fino a poco prima, avevano guidato il suo Paese. Ottant’anni dopo, l’8 settembre è ricordato come l’emblema della svolta: una nazione condotta allo sbando dal fascismo, che sarà riscattata dalla Resistenza.
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