Un futuro senz’auto? Gli esempi virtuosi

Il 70% delle emissioni globali proviene dai trasporti, che a Roma ogni anno causano 13 morti ogni 100mila abitanti. Da Oslo e Madrid buone pratiche per ridurre i mezzi in circolazione senza creare disagi agli abitanti

L’invenzione dell’automobile ha trasformato il modo in cui lavoriamo, viaggiamo e viviamo. E nessuno può obiettare che questa trasformazione abbia portato tanti benefici alle persone. L’automobile ha sviluppato autonomia e indipendenza e altri valori fondamentali come la libertà di associazione, la ricerca della conoscenza, il progresso economico, la privacy, persino l’espressione di impegni religiosi e sentimentali.

D’altro canto, è evidente che la crescita dell’“automobilità”, un termine che copre l’intera gamma di attori, materiali, tecnologie, politiche e pratiche che compongono e rafforzano l’uso del veicolo privato, è avvenuto con dei costi che - secondo molti analisti - superano i benefici. Il crescente predominio dei veicoli privati alimentati a benzina, utilizzati principalmente da singoli occupanti, è uno dei principali fattori che contribuiscono a numerosi problemi. Oggi le automobili sono accusate della maggior parte dei problemi delle città: inquinamento, congestione, incidenti stradali, espansione incontrollata delle periferie e declino dei centri urbani. Su scala mondiale, i gas di scarico delle automobili sono la fonte principale di inquinamento dell’aria e causano circa 350 mila morti premature l’anno. A Roma il tasso di mortalità dovute alle emissioni dei mezzi di trasporto è pari a 13 morti ogni 100 mila abitanti della popolazione diurna (residenti e pendolari). Le automobili sono uno dei principali fattori dell’effetto serra e del conseguente cambiamento climatico. Il 70% delle emissioni globali dirette del settore dei trasporti (circa 6,1 miliardi di tonnellate di CO2 su un totale di 8,7) deriva dai veicoli.

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