Parole d’odio?
«Diciamo basta»

Teatro San Teodoro gremito per la serata di Diogene e Csv. Testimonianze intense per difendersi dal male diffuso non solo in rete

«Le parole fanno più male delle botte». Carolina, 14 anni appena, che amava le sue amiche, il cielo stellato e le valli innevate, l’ha scritto in una lettera, nel 2013, poi si è lasciata cadere da una finestra, spinta giù dalla vergogna e dall’odio riversato su di lei in rete. Le parole possono uccidere davvero, ma possono anche aiutare a guarire, a crescere e a sentirsi meno soli e indifesi di fronte a una comunicazione sempre più pervasiva, ostile, violenta. Questi due volti del linguaggio, e quindi del mondo che ci circonda, li ha raccontati la serata “Le parole dell’odio”, che giovedì sera al Teatro San Teodoro ha portato tanta gente da faticare a contenerla tutta. Associazioni, insegnanti, famiglie, i ragazzi degli oratori canturini. Iniziativa organizzata da Diogene, il settimanale delle buone notizie e del volontariato in edicola ogni martedì con La Provincia.

«Un mondo che è sempre esistito e nessuno ha mai raccontato, ricchissimo di prove, sfide e sofferenze e passione», ha spiegato con orgoglio il direttore Diego Minonzio , aprendo la serata sul palco con il presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia Alessandro Galimberti , il coordinatore di Diogene Paolo Moretti e il presidente del Csv Luigi Colzani . Fanno male come uno schiaffo, al pubblico attento, le parole di Paolo Picchio , papà di Carolina, spinta al suicidio dagli hater.

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