Il populista alla fine
si attacca alla casta

E il popolo? E la gente? E la piazza? E il balcone? E le adunate oceaniche? E la sacra sacralità sacralizzante del lavacro elettorale che sempre e dovunque e comunque deve imprimere il suggello su qualsiasi governo, perché è finito il tempo delle caste, delle lobby, delle élite, dei mandarini e d’ora in avanti comanderà il popolo, deciderà il popolo, ci guiderà il popolo?

La prospettiva incombente, immanente e minacciante di una discesa in campo di Mario Draghi, prefigurata dal suo articolo sul Financial Times, apre scenari del tutto nuovi e, vista l’indubbia statura del personaggio, destinati a ribaltare gli schemi del pateracchio politico italiano. Ma, come sempre nei momenti importanti, rivela anche un lato oggettivamente spassoso. E pedagogico. Che è riassunto nell’aforisma denso di venerazione vergato da Giancarlo Giorgetti - «Cristiano Ronaldo si sta scaldando a bordo campo» -, e fin qui dalla testa fina della Lega te lo potevi pure aspettare, ma soprattutto nella clamorosa e inattesa devozione filiale dimostrata da Salvini, secondo il quale «Draghi è l’unico ad avere il fisico per controbattere a Merkel e Macron». Tutto vero.

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