Como, alta tensione in carcere
Il killer del don aggredisce gli agenti

Ridha Mahmoudi si è scagliato contro i due uomini della scorta addetti al suo trasferimento a Monza

Como

Ridha Mahmoudi, l’ex operaio tunisino in carcere per l’omicidio di don Roberto Malgesini, ha aggredito due agenti della polizia penitenziaria ed è stato denunciato per resistenza e oltraggio.

L’episodio, emerso soltanto nelle ultime ore, risale a qualche giorno fa, a quando gli agenti gli hanno notificato l’ordine di trasferimento dal Bassone, dove era in custodia, al carcere di Monza, decisione assunta per ragioni di sicurezza (don Roberto Malgesini era molto popolare tra i detenuti,molti dei quali gli erano parecchio legati per il tempo e l’attenzione che il don dedicava anche a loro). Quando gli è stato annunciato il provvedimento, Mahmoudi ha reagito a male parole, di fatto reiterando lo stesso atteggiamento violento mantenuto fin dalle prime ore immediatamente successive all’arresto.

«Io vi ammazzo, non vado da nessun parte» ha detto all’indirizzo degli agenti, e quando questi hanno aperto la sua cella per il trasferimento, lui si è scagliato contro di loro cercando di colpirli prima di essere per fortuna immobilizzato.

Negli ultimi giorni Mahmoudi si era mostrato sempre parecchio strafottente, prima rifiutando il cibo, quindi gettando dalle inferriate i farmaci che avrebbe dovuto assumere su indicazione del medico della casa circondariale. Il trasferimento era scontato, e lo era alla luce del clima incandescente che il suo arrivo aveva determinato nelle varie sezioni del Bassone. Pare che quando la scorsa settimana Mahmoudi si è presentato davanti al giudice per la convalida del fermo (l’occasione in cui aveva “ritrattato” la prima confessione imputando al prefetto la responsabilità dell’omicidio) dalle celle si siano levate urla e minacce di morte. Per nulla intimorito, l’ex operaio tunisino ha sempre risposto in modo sprezzante, rifiutando - lo ricordiamo - di firmare anche il verbale dell’interrogatorio e pretendendo che a rivolgergli le domande fosse non già una donna (in questo caso il giudice Laura De Gregorio) ma un uomo. Per il momento, insomma, si trova a Monza, dove con ogni probabilità rimarrà fino al giorno del processo.

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