Tamponi e contatti
«È un incubo
Non si sa cosa fare»

Emergenza La testimonianza di un medico di base

«E’ un incubo. Sono al telefono dalle 7.30 del mattino (di ieri, ndr) ed ho ricevuto solo quattro telefonate che non siano riferite alla richiesta di tamponi per il Covid. Tutte le altre, che non si possono contare, sono state da parte di pazienti in ambasce in quanto temono di aver contratto il virus e vorrebbero prescrivessi loro il tampone. Ma per legge lo possiamo prescrivere solo alle persone sintomatiche».

Impotenti

E’ esasperato Paolo Galenda, responsabile del Centro di riferimento territoriale della medicina generale della Valmalenco, con 7.954 assistiti e cinque medici incaricati. Come lui, tutti i colleghi da prima di Natale sono subissati di richieste di tamponi da parte di assistiti che cercano una sponda, un medico, un professionista della sanità che dia loro retta, che dica loro come comportarsi. Sono persone entrate in contatto con positivi che vengono respinte dai drive through, i punti tamponi mobili di Asst Valtellina e Alto Lario, perché non hanno la prescrizione medica.

«Ma noi cosa possiamo fare salvo continuare a ripetere quelle che sono le indicazioni degli organi superiori?» si chiede Galenda: «Noi possiamo solo chiedere alle persone di rimanere in casa, perché purtroppo se ne vedono di tutti i colori. Persone positive che escono e si mettono in coda in farmacia per fare tamponi, tossendo e starnutendo e spargendo il virus in tutte le direzioni. Non facciamo che ripeterlo, si deve rimanere in casa ed attendere la chiamata dell’Ats».

Che, purtroppo, stenta ad arrivare, perché in via Nazario Sauro le linee sono intasate. Anzi, intasatissime, tant’è che è stata la stessa Ats la scorsa settimana, a pregare di non continuare a chiamare, perché gli operatori sono tutti impegnati sul tracciamento e sull’assistenza rivolta alle persone più fragili.

«Capisco tutto, ma il problema è che resta una fuori una fetta enorme di persone, non fragili, ma che sono positive, magari asintomatiche o con sintomi lievi, ma positive - dice Galenda - E non parliamo dei contatti con i positivi, perché in questo caso la gestione si fa ancora più difficile».

In balia degli eventi

Il problema è nel sistema: «Io dico che noi medici - aggiunge - non possiamo essere lasciati in prima linea in questo modo, in balia degli eventi, senza poter fare più di tanto. Noi cosa possiamo fare? Più che inserire nel database che abbiamo a disposizione i casi positivi, i casi sospetti, ed effettuare le richieste di tampone per i sintomatici, non possiamo fare. Poi bisogna capire se e quando questi dati vengono processati e se e quando le persone vengono chiamate, perché tanti richiamano dicendo che nessuno li chiama, e che non trovano la linea libera in Ats...».

Insomma, un gatto che si morde la coda, e non si sa come venirne a capo. Da noi contattata, Ats, annuncia l’intenzione di indire una conferenza stampa chiarificatrice a breve, in modo da contenere un poco questa tensione dilagante fra la popolazione, frutto a sua volta di un contagio dilagante.

La preoccupazione si riversa anche sulle farmacie, subissate da richieste di tamponi e, ora anche di mascherine Ffp2, per le quali è arrivata ieri sera l’inttesa con Federfarma per poterle mettere sul mercato al prezzo calmierato di 0,75 centesimi l’una, solo nelle farmacie aderenti.

Vano il tentativo, effettuato ieri pomeriggio, di contattare le farmacie di Lanzada, Dubino, Nuova Olonio, tutte col telefono costantemente occupato. A risponderci, dopo più di un tentativo è stata Marcella Vitali , farmacista, direttore della farmacia di Albosaggia. «Non riesco proprio a darle ascolto - ci ha detto - perché ho cinque persone in coda per il tampone e la farmacia piena di gente. Mi spiace molto, credo, comunque, di averle risposto».

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