Spaccio di droga, si vantavano su tik tok

Zona mia I due fratelli i marocchini, di 25 e 28 anni, si erano spartiti le due zone, quella di Caiolo e quella di Bema . Lavoravano nei boschi per due settimane di fila, poi andavano a Milano nei locali e a comperare capi firmati

Lo spaccio nei boschi era un affare di famiglia, due fratelli marocchini, di 25 e 28 anni, si erano spartiti le due zone, quella di Caiolo, che comprendeva anche aree ad Albosaggia e Postalesio, e quella di Bema e dintorni. Emergono nuovi dettagli in merito all’operazione antidroga “Zona mia” condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Sondrio e scattata all’alba di mercoledì mattina con un maxi blitz che ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari (15 persone sono finite in carcere e 6 agli arresti domiciliari).

Arrestati in 21

I due gruppi di spaccio sgominati dopo una lunga e difficile indagine erano legati a doppio filo: a capo di ognuno di loro due fratelli, che non solo si erano spartiti le aree ma collaboravano tra di loro, utilizzavano gli stessi “vettori” per trasportare i pusher e la droga, addirittura se la prestavano nel caso in cui uno dei due non fosse riuscito ad approvvigionarsi a dovere.

Queste e altre dinamiche, alcune davvero singolari, sono emerse nel corso dei mesi di indagini, pedinamenti, appostamenti e intercettazioni telefoniche attraverso cui gli investigatori della Sezione narcotici della Squadra Mobile sondriese sono riusciti a ricostruire dettagliatamente la rete dello spaccio, ma anche conoscere le vite degli spacciatori: 15 giorni di “lavoro” intenso nei boschi, poi il rientro a Milano, dove spendevano i soldi guadagnati tra serate nei locali della movida, bottiglie costose e capi firmati. Il tutto immortalato anche sui social, con post su TikTok che testimoniavano la bella vita dei giovani, in alcuni casi giovanissimi, pusher.

Ma gli spacciatori (12 quelli arrestati mercoledì, tra cui i 2 capi banda) cercavano di non farsi mancare nulla nemmeno quando erano accampati nei boschi per dedicarsi alla vendita della droga, cocaina, eroina soprattutto, ma anche hascisc. Grazie ai vettori, alcuni dei quali valtellinesi e tra cui c’erano anche due donne, un’italiana e una marocchina, si spostavano, rigorosamente in auto, per comprare lo stupefacente, e riuscivano anche ad approvvigionarsi di cibo e non solo. I complici portavano loro pizza e kebab, ma anche carne e gamberi per fare grigliate in mezzo al bosco, alcolici e perfino bottiglie di champagne. Li ospitavano in casa per farsi la doccia e ricaricare i cellulari, ma per quest’ultimo aspetto avevano trovato anche un accorgimento per i periodi più lunghi nei boschi: avevano recuperato batterie delle auto che utilizzavano proprio per ricaricare i telefoni. Per non rimanere mai senza contatto con gli acquirenti (circa 300 quelli accertati, quasi tutti maggiorenni ma comunque spesso molto giovani, proprio come i pusher) i capi banda avevano con sé anche un telefono vecchio modello, un Nokia, la cui batteria era in grado di resistere anche quindici giorni prima di scaricarsi.

Prezzi bassi per i giovani

Insomma, avevano pensato proprio a tutto e in questo modo riuscivano a garantire ai loro clienti un servizio continuativo e pure molto economico. I prezzi per la droga, infatti, erano stracciati: 20 euro al grammo l’eroina e 60 euro la cocaina, 10 euro per un grammo di hascisc. Quindi, con cinque o dieci euro era possibile acquistare una dose delle droghe più pesanti, alla portata davvero di tutti, anche dei più giovani.

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