«Sono pentito, basta con le slot machine. Rinuncio a 200 mila euro all’anno»

ForcolaLa scelta di Gino Cattaneo, proprietario del ristorante La Brace: «Ho visto delle persone che non erano più capaci di dominarsi»

Liberi dalle slot machine a Forcola. La grande sala delle macchinette della Bassa Valle che si trovava all’intero del grande complesso ricettivo (hotel, ristorante e bar) La Brace che si affaccia sulla statale 38 chiude per volere del suo proprietario, l’imprenditore Virginio, Gino per tutti, Cattaneo.

La sala slot ha abbassato le serrande per una decisone etica, «ho visto amici rovinarsi e non mi sentivo più in pace con la mia coscienza» dice Cattaneo che tiene a rendere pubblica la sua scelta, «lo voglio dire, in primis a chi ha attività simili affinché cambi idea, come ho fatto io che sono un pentito, poi lo dico a quei clienti che per convinzione personale non si fermano in esercizi dove si gioca d’azzardo: qui le macchinette non ci sono più».

Erano venti

Scelta etica sì, ma anche anti economica, visto che le slot fruttavano e facevano cassa. «La perdita economica c’è, è innegabile. Parliamo di 200- 300mila euro all’anno - precisa Cattaneo – poi c’è stato il periodo Covid durante il quale siamo stati quasi sempre chiusi, ma sono convinto che dopo quello stop forzato ci sarebbe stata una ripresa per tornare ai vecchi standard».

Con lo stop all’attività da una settimana, Forcola scenderà da quel podio dove da tempo (nelle ricerche specializzate) stava al secondo posto, per essere il secondo comune italiano con le giocate più alte in relazione al numero di abitanti. Il terzo in Italia è sempre in provincia di Sondrio ed è Andalo Valtellino.

Un primato non invidiabile legato all’afflusso nella grande sala slot di Forcola anche di tanti giocatori di passaggio, oltre alle presenza dei giocatori locali.

«Ho aperto quest’area appartata rispetto alla ristorazione nove anni fa e le ultime slot, venti in totale, le hanno portate via pochi giorni fa – dice l’imprenditore -. Ai tempi, quando si presentò l’idea di aprire la sala giochi, e valutati i pronostici degli incassi mi era sembrata una scelta favorevole per gli affari. Mi ero detto: se non lo faccio io, lo fa qualcun altro a due o quattro chilometri di distanza. Poi però...».

Trovata la soluzione

Poi però qualcosa è cambiato. «Ho visto amici che a un certo punto erano incapaci di dominarsi, altri che hanno avuto seri problemi in famiglia. La cosa non mi piaceva, non mi sentivo più a mio agio e ho perso la voglia di mandare avanti l’attività».

Così Cattaneo ha preso contatto con la società romana che ha forniva le slot, «inizialmente abbiamo avuto qualche problema per via delle penali che avremmo dovuto pagare per rescindere anticipatamente il contratto- ancora Cattaneo –. Quindi abbiamo aspettato e poi, a contratto ormai scaduto, siamo arrivati a una soluzione bonaria». Adesso le macchinette sono sparite, nello spazio che occupavano si vedono solamente scope, spazzoloni e detersivi per dare una pulita ai locali, che sicuramente, conoscendo il proverbiale estro del “Gino della Brace” non resteranno vuoti a lungo, «Chissà - dice - magari si potrebbero esporre dei prodotti tipici lì dentro».

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