“Società italiana di psichiatria”
Emi Bondi prima donna presidente

Prestigioso incarico Svolta storica per la comunità scientifica dopo un secolo e mezzo di storia

È la prima donna che, in 149 anni di vita della Società italiana di psichiatria, viene eletta presidente.

Una svolta storica per questa comunità scientifica e un prestigioso incarico per Emi Bondi, donna tutta d’un pezzo, origini toscane, ma valtellinese d’adozione, in quanto ha vissuto per 16 anni a Bormio, località che aveva raggiunto subito dopo la laurea, all’università di Pisa, per ricoprire una posizione temporanea cui era stata indirizzata da un compagno di corso.

«Il mio percorso»

«Ho iniziato qui in Valtellina il mio percorso professionale - dice Emi Bondi, oggi direttore del Dipartimento di psichiatria del Papa Giovanni XXIII di Bergamo - perché si era aperta una posizione, di sei mesi, in Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna. Sono entrata nel Centro psico sociale di Bormio nel 1996, per poi rimanervi e divenirne responsabile nel 2002».

Una formazione sul campo, quindi, rafforzata, nel 2009, con l’ottenimento dell’incarico di sostituto del primario della Psichiatria di Morbegno, mantenuto fino al 2011, quando Emi Bondi si è trasferita a Bergamo in capo alla Psichiatria del Papa Giovanni XXIII.

Non senza lasciare il segno, però, nella locale Asst, perché si deve a lei, ad esempio, l’apertura di un Centro per i disturbi del comportamento alimentare all’avanguardia a livello regionale e nazionale, per l’epoca, e tutt’ora attivo e punto di riferimento per tanti giovani della provincia e di fuori.

«Visione complessiva»

«Gli anni trascorsi in provincia di Sondrio - dice Emi Bondi - mi hanno fornito una visione complessiva sul mondo delle cure psichiatriche e un bagaglio di conoscenze mediche e manageriali che, integrate nella realtà ospedaliera più grossa di Bergamo, costituiscono un valore che intendo trasfondere nella Società italiana di psichiatria».

La più antica e rappresentativa d’Italia, tenuto conto che gli psichiatri che operano nel servizio pubblico oggi sono quasi 4.500, e che verrà guidata, per i prossimi quattro anni, proprio da Emi Bondi, affiancata da un’altra donna, Liliana Dell’Osso, professoressa, rappresentante degli psichiatri delle università.

Le attende un lavoro enorme perché «il settore è in ginocchio - osserva Bondi - già da ben prima della pandemia, sia per assenza di investimenti adeguati, sia per una carenza drammatica del personale, cui si aggiunge ora un aumento del 30% delle diagnosi per depressione e forme ansiose derivate da due anni di pandemia. Si calcola che oggi ci siano 3,5 milioni di italiani in depressione post Covid e post eventi bellici, con una ricaduta negativa anche sul Pil, perché la salute mentale impatta per un buon 4% sul Prodotto interno lordo per costi relativi sostenuti. Il problema è che proprio ora che ci sarebbe assoluto bisogno di risorse, queste vengono progressivamente meno».

Grande, quindi, sarà l’impegno di Emi Bondi in favore della salute mentale, atteso che è anche presidente del Coordinamento nazionale dei reparti di Psichiatria italiani (già cinque sono stati chiusi per carenza di personale nel post Covid) ed è direttore scientifico del congresso internazionale di psichiatria di Bormio.

«Il mio legame con la Valtellina resta inalterato - assicura Bondi -, perché continuerò a curare l’organizzazione del congresso internazionale e, su un piano più macro, a sollecitare, a livello istituzionale, strategie per adeguare i servizi per la salute mentale a un’utenza profondamente cambiata e sempre più giovane, perché la soglia d’esordio dei problemi si abbassa sempre più».

Sindromi ansioso-depressive, disturbi del comportamento alimentare, nuove dipendenze da Internet e dal gioco d’azzardo, caratterizzano i nuovi profili psichiatrici e obbligano a una revisione dei protocolli di cura.

A congratularsi con Emi Bondi, e a farle i migliori auguri, anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore regionale al Welfare.

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