«Sei profughi in casa
Felici di ospitarli
La cosa giusta da fare»

Nuova Olonio Nonna, due figlie e tre nipoti ucraini vivono con Emilvio Fascendini, direttore della Rsa «Io e mia moglie non ci abbiamo pensato un attimo»

«Non abbiamo fatto niente di eccezionale. Assolutamente. Semplicemente, io e mia moglie, dopo aver visto quelle terribili scene in tv, ci siamo guardati negli occhi, e ci siamo chiesti se potevamo fare qualcosa. E, subito, abbiamo detto sì. Queste sono cose rispetto alle quali, secondo noi, o si dice sì o si dice no. Non c’è tempo per pensare».

Ospitalità

Parola di Emilvio Fascendini, storico direttore sanitario della Rsa, Residenza sanitaria per anziani, e della Rsd, Residenza sanitaria per disabili, “Casa Madonna del Lavoro”, di Nuova Olonio, che mercoledì, con la moglie Lucia e la nipotina, ha accolto nella propria casa, a Nuova Olonio, sei profughi provenienti dall’Ucraina. Si tratta di una famiglia al completo, formata dalla nonna, per quanto giovane, di 56 anni, delle due figlie, di 33 anni e di 29, e dei tre nipoti di otto, quattro, e due anni.

«Avevamo tre stanze libere, quelle delle nostre figlie, oggi tutte sistemate fuori casa - dice Fascendini -, per cui di spazio ce n’era. Fatti due conteggi, con mia moglie abbiamo stabilito che fino a sei persone potevamo arrivare, come ospitalità, e a quel punto ho avvisato l’amico Stefano Ciapponi, della Croce Rossa di Morbegno, di questa disponibilità. Dopodiché, ammetto, non pensavo che arrivassero così celermente gli ospiti. Invece, neanche il tempo di renderci di disponibili che mercoledì mattina erano già qui».

Nulla di troppo grave, perché in casa Fascendini il supporto non manca.

«Quanto a quello, nessun problema - assicura il medico -, perché abbiamo le figlie, che ci aiutano, e tutto un giro di persone. Non siamo soli, assolutamente. Poi, ovvio, abbiamo dovuto preparare le camere in tutta fretta, ma devo dire che è avvenuto tutto con naturalezza. La famiglia è arrivata mercoledì mattina - prosegue -, portata qui da Milano dagli operatori della Croce Rossa, e li abbiamo visti stanchi, perché hanno viaggiato per cinque giorni tirati, dalla zona di Kiev fino al confine, e poi in Italia. Però, molto sereni. Una serenità che ci ha colpiti e rincuorati». Ora, la famiglia Fascendini può dirsi enormemente allargata, perché neppure quando c’erano le figlie in casa erano così in tanti.

«Bambini vivaci»

«In questa prima fase, cerchiamo di osservare un minimo di distanziamento, in funzione anti Covid, per un fattore prudenziale - dice Fascendini, che di Covid se ne intende, avendo dovuto combatterlo per due anni in Rsa e Rsd -. Per cui, ciascuno sta un po’ riguardato, nelle proprie stanze, anche se ho fatto subito loro, appena arrivati, il tampone, per precauzione, in attesa che parta la trafila ufficiale di Ats. Erano tutti negativi e stanno tutti bene. Sono anche tutte vaccinate, le donne. Per cui siamo già a buon punto».

Per il resto, si va di traduttore automatico via cellulare.

«Siamo sempre in giro, per casa, io e mia moglie, col cellulare in mano, perché ci parliamo così - dice Fascendini, divertito -. Scriviamo la frase sul cellulare, poi la mostriamo ai nostri ospiti e loro ci rispondono facendo lo stesso. È una cosa simpatica». E nessun particolare problema di convivenza o di adattamento, al momento.

«Assolutamente, anzi, i bimbi sono vivacissimi e ci tengono compagnia - dice Fascendini -, mentre la nonna, se non abbiamo capito male, doveva essere una cuoca provetta in un ristorante di Kiev, perché le piace cucinare e lo fa bene». Ieri ho fatto un salto a casa alle 10 e l’ho trovata che spadellava, in cucina stavano facendo gli spaghetti - dice - . Un po’ presto, però, mi hanno detto che avevano fame, se potevano farli. Ho detto loro di sì, certamente, semmai di tenerne da parte un po’ anche per me e mia moglie e la nipotina!».

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