Salvifica e da salvare, la montagna di Cognetti

Auditorium di Morbegno gremito per ascoltare lo scrittore milanese. Approdo ai tempi della crisi e poi luogo «dove un’altra vita è possibile».

Montagna salvifica, montagna da salvare. Auditorium gremito venerdì sera per lo scrittore Paolo Cognetti. L’incontro era organizzato dalla rivista Orobie, in collaborazione con Explora e Regione Lombardia all’interno della rassegna «Crocevia, Sentieri e autori che si incontrano». Rassegna dedicata alla montagna «come luogo di accoglienza» e a grandi firme che hanno legato il loro nome alla montagna. A dialogare con Cognetti lo scrittore e alpinista Ruggero Meles. Ad introdurre la serata Oscar Del Barba coordinatore di Morbegno Città alpina 2019 conferimento e qualifica che resta da interpretare e valorizzare.

Del Barba ha chiamato sul palco Maria Cristina Bertarelli vicesindaco di Morbegno e assessore alla Cultura che ha salutato l’illustre ospite. Poi la serata si è accesa sulle parole dello scrittore, che ha raccontato la montagna come luogo di ricordo, di identificazione e nel quale recuperare serenità e opzioni esistenziali, «un’altra vita possibile». Lo scrittore e documentarista, milanese, ha ricordato come, poco più di dieci anni fa, nel periodo dell’avvio della congiuntura economica, che coincideva con una fase di crisi personale, cercando un luogo e un approdo per riconciliare spirito e progetti, avesse “riscoperto” la montagna.

«La città luogo delle grandi possibilità si chiudeva - ha rammentato - la crisi era anche di contesto oltre che di opzioni di lavoro, produttive. E in quel momento mi sono ricollegato alla montagna, nel mio caso la Valle d’Aosta che era il luogo felice dell’infanzia. Il luogo dove anche nei ricordi visivi rivedevo i miei genitori felici. Letteralmente, ho desiderato ritrovare la montagna felice che custodivo nei miei ricordi». Cognetti ha citato come testo ispirativo del suo viaggio “via dalla città” Into the wild”, Nelle Terre estreme libro di Jon Krakauer, pubblicato nel 1996. Ispirato alla vita dell’inquieto esploratore statunitense contemporaneo Chris McCandless, studente che terminati gli studi aveva voluto lasciare agi e civiltà per immergersi nella natura selvaggia.

Cognetti ha anche raccontato di come abbia trovato la natura montana reale, la descrive, «un giardino, tutt’altro che selvaggio con ormai pochissime aree wilderness, disabitate». Una montagna popolosa che nella frequentazione sempre più di massa dei propri luoghi segreti perde integrità . Anche una montagna che attrae i cittadini come opzione all’abitare urbano. «Ma molti montanari “di ritorno” - ha precisato lo scrittore - sognano una alternativa nelle terre alte ma dopo un po l’ambiente li soffoca». Ha parlato dei suoi amici valdostani, con i quali Cognetti ha condiviso i primi anni di vita isolata in baita, in alpe. E che sono diventati amici veri. Ha poi descritto il suo impegno per una montagna da preservare, anche attraverso l’associazione che ha creato, un festival e il progetto «di dare vita ad un rifugio alpino».

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