Punture da insetti, boom di casi. «La colpa è delle “vespe di terra”»

Infortuni Negli ultimi giorni quattro persone sono state soccorse con le ambulanze. Palmieri (Apicoltori): «È una specie aggressiva, capace di effettuare attacchi coordinati»

Almeno quattro persone soccorse dai sanitari del 118, e in alcuni casi dall’eliambulanza, dopo essere state punte da insetti, quasi sempre vespe, soltanto in queste ultime settimane.

Il problema si è fatto particolarmente diffuso in questa stagione anomala, calda e secca. Anzi, sembra avere dimensioni preoccupanti. Molti, infatti, i casi segnalati, alcuni anche di una certa gravità, come quello che si è registrato la settimana scorsa a Buglio in Monte.

L’episodio

Un cercatore di funghi di 35 anni, a circa 1.500 metri di quota, in località Our, è stato aggredito da uno sciame di vespe di terra e ha avuto un malore. È però riuscito a chiedere aiuto, e l’uomo è stato individuato e raggiunto dal personale del Soccorso alpino e della Guardia di finanza. L’uomo è stato trasportato in ospedale a Sondrio in codice giallo, indice di media gravità. È andata ancora bene: in molti casi, se il paziente è allergico, può infatti aversi uno choc anafilattico dalle conseguenze anche letali. Altri episodi, seppur meno seri, si erano verificati nei giorni precedenti a Pedesina e Teglio.

E in questa stagione sembrano particolarmente aggressive le vespe di terra. Ma cosa sono? «Le vespe di terra (Vespula germanica) sono del tutto simili alle vespe comuni dette anche Vespa cartonaia (Polistes dominula), ma più piccole e particolarmente aggressive - spiega Giampaolo Palmieri dell’Associazione apicoltori Sondrio -. La maggior parte di incidenti e di brutte esperienze che possono avvenire localmente per l’entomofauna presente fanno riferimento a questa piccola ma terribile vespa dal comportamento irascibile».

Come agiscono

«Gli attacchi di questi insetti - aggiunge - sembrano molto più coordinati rispetto a quelli di altri vespidi o di apoidei. Gli insetti eusociali hanno in genere un feromone di allarme con cui viene “marchiato” un nemico, una minaccia. Questo “odore” lasciato sulla pelle o sui vestiti serve come puntamento e bersaglio per tutte le altre compagne. In genere però - rassicura almeno un po’ l’esperto - se il malcapitato si allontana dal loro nido, in modo tale da non costituire più un pericolo per la famiglia, l’aggressività va a scemare piuttosto velocemente».

Altri insetti

Nel caso delle api, invece, il rischio paradossalmente può essere meno grave: «Nel caso delle api - spiega Palmieri - gli apicoltori, nei criteri di selezione genetica, tengono conto dell’aggressività delle famiglie e prediligono ovviamente quelle che lo sono meno. Spesso - conclude Palmieri - gli alveari più forti e meglio strutturati hanno la possibilità di essere più aggressivi, oltre che produttivi, per cui c’è questa leggenda fra gli apicoltori che l’aggressività è un binomio che andrebbe in maniera direttamente proporzionale con la produttività. Una convinzione molto radicata, ma che i risultati del miglioramento genetico delle api allevate hanno smentito».

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