Popi Miotti: «Le zecche un pericolo. Servono attenzione e prudenza»

L’esperto Dopo la disavventura in Val Masino, i consigli di Popi Miotti: «Il pericolo di infezione esiste. Sempre pantaloni lunghi e mai sedersi sull’erba»

«Gli aspetti da considerare sono due. Primo, cercare di prevenire il problema dell’infestazione da zecche affrontando la montagna in modo molto prudente, coprendosi sempre le gambe con pantaloni lunghi, caldo o non caldo che sia. Secondo, da parte del personale sanitario non sottovalutare il morso da zecca, perché, se è infetta, può procurare danni incredibili all’organismo».

A dirlo è Popi Miotti, di Sondrio, alpinista, guida alpina, promotore del sassismo nella stessa Val di Mello negli anni Settanta, che ha toccato con mano i danni che può procurare la malattia di Lyme, di cui le zecche possono essere portatrici. Il tutto all’indomani di quanto accaduto in Val Masino, dove un gruppo di giovani è stato punto dagli insetti e in 18 sono finiti in ospedale.

«Sono fra quanti non hanno mai considerato un problema il morso di una zecca - dice - tant’è che quando, una ventina di anni fa mi sono ritrovato per caso in mano una guida del Club alpino svizzero con un capitolo dedicato al tema “Le zecche e gli uomini”, libro risalente agli anni Sessanta, ho sorriso, interrogandomi sul senso della pubblicazione. L’ho scoperto pochi anni fa, quando ho constatato di persona i problemi che può procurare l’insetto infetto, quando arriva ad inoculare la Borrelia, germe della malattia di Lyme».

«E’ successo alla giovane figlia di una mia amica - racconta Miotti - che da anni lotta senza riuscire a riprendersi. Antibiotici su antibiotici, non assicurati dal servizio sanitario nazionale, che costano tremila euro al mese. Ma quel che più conta, è che si tratta di una lotta continua, sfiancante, demotivante. Un qualcosa di invalidante, e per questo mi spiace osservare in Italia, da parte della classe medica, una sorta di sottovalutazione o scarsa considerazione del problema. Capisco che non possiamo andare tutti in massa al Pronto soccorso a farci togliere le zecche, però il pericolo di infezione esiste e non è banale. Faccio notare che in alcune parti d’Europa si parla già di nuova pandemia da zecche».

Insetti che, per effetto del surriscaldamento climatico, si trovano anche ad alta quota.

«Le troviamo, addirittura sopra i duemila metri - dice Miotti - così come le si trova nell’orto di casa, per cui occorre stare attenti. In campagna, e ancor più in montagna, occorre andare con un abbigliamento consono. Sempre pantaloni lunghi, mai corti, anche se fa molto caldo. Non va bene, non solo per le zecche, ma per gli altri pericoli che si possono incontrare in montagna. Mai, ovviamente, le ciabatte ed è sempre meglio tenere sulla testa un cappellino o un foulard in testa, che oltre a tenerla fresca, ci ripara dalle zecche, che spesso si infilano proprio fra i capelli e non si trovano subito. Intanto loro hanno tutto il tempo per agire».

Popi Miotti ricorda altre regole base, per la frequentazione della montagna.

«Sarebbe importante, sempre, ma soprattutto nei periodi più caldi - dice - camminare su sentieri piuttosto larghi e puliti. Evitare quelli stretti e pieni di erbacce e, se lo si fa, sempre con i pantaloni lunghi. Poi non bisogna mai sedersi a mangiare un panino sull’erba, mai. Sempre su roccia o su un legno».

E se si rimedia la zecca? «Dopo una gita in montagna ci si deve controllare ed eventuali corpi estranei vanno tolti subito con una pinzetta - dice Miotti - Secondo me, se non si è sicuri di aver compiuto bene l’operazione, vale la pena rivolgersi al personale sanitario. Poi, visto che i sintomi della malattia compaiono anche dopo molti giorni, non vale la pena aspettare. Non sono medico, però io per togliermi ogni dubbio mi sottoporrei subito al test Westler Blott, che si effettua in laboratori attrezzati. E, se possibile, occorre portare la zecca all’istituto zooprofilattico di Sondrio, che può verificare se è infetta o meno».

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