«Pochi voti, Menegola dovrebbe lasciare»

Politica I coordinatori provinciali di Forza Italia e Fratelli d’Italia: «Ci saremmo aspettati un ripensamento» - Il neo presidente: «MI dispiace si chiamino fuori». Grillo Della Berta (Lega): «Ora lasciamo che lavori»

«Pochi voti, Menegola dovrebbe lasciare»
Il seggio allestito domenica a palazzo Muzio

Presidente della Provincia nell’occhio del ciclone, Fratelli d’Italia e Forza Italia ne suggeriscono le dimissioni. Non si placano le polemiche intorno all’elezione di Davide Menegola, il sindaco di Talamona succeduto a Elio Moretti a palazzo Muzio.

Il dato delle urne di domenica, con l’affluenza ferma al 40%, continua ad agitare il dibattito politico. A rinfocolare il dibattito sono gli stessi partiti che non avevano condiviso la scelta di Menegola come candidato perché non ascrivibile al perimetro del centrodestra, in contrasto anche con la posizione degli alleati della Lega.

«Visti i miseri, inteso come esigui, risultati delle elezioni provinciali, più che presidente dei civici, come si affanna ad autodefinirsi il sindaco di Talamona, sarebbe corretto dire presidente di certuni civici o, meglio ancora, di certuni civici sollecitati - scrivono in una nota congiunta Francesco Romualdi e Claudio Righi, coordinatori provinciali rispettivamente di FdI e FI -. I dati dell’affluenza alle urne e, più ancora, del “bulgaro” risultato, dimostrano non solo la disaffezione all’istituzione con la I maiuscola, peraltro svuotata da una legge che tutti ci auguriamo abbia ancora vita breve, ma anche una scarsa, scarsissima, condivisione della scelta del candidato unico provinciale».

Astensionismo che secondo i due sarebbe il segno più evidente della protesta dei grandi elettori, sindaci e consiglieri cui la legge Delrio demanda la scelta del presidente della Provincia e non legata alla presenza di un unico candidato. Ricordiamo che domenica a Sondrio per votare sono arrivati in 355 elettori su un totale di 887 aventi diritto e che dalle urne sono uscite anche 12 schede bianche e 4 nulle.

«E’ chiaro che un’elezione di secondo livello con un candidato unico non susciti grande interesse - sostiene Lorenzo Grillo Della Berta, referente provinciale della Lega - credo che nessuno si aspettasse percentuali bulgare per un esito già scontato. Il candidato è stato scelto dai sindaci come prevede la legge Delrio. Adesso è stato eletto, lasciamo che lavori».

Di tutt’altro avviso Fratelli d’Italia e Forza Italia. «Ci saremmo aspettati, vista la nota e riconosciuta levatura del sindaco di Talamona, che appresi i dati elettorali, avesse quantomeno deciso di prendersi una pausa di riflessione per verificare se, veramente, la sua scelta fosse da ritenersi rappresentativa di Valtellina e Valchiavenna - insistono Romualdi e Righi -, ma, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto di cui non siamo a conoscenza, pare proprio che il presidente proclamato domenica non abbia di questi dubbi. Peccato, avremmo valutato un ripensamento come un importante e coraggioso modo di far politica che ultimamente si vede ben poco».

Il silenzio di Menegola secondo i due confermerebbe l’opinione, «chiaramente e ripetutamente espressa prima di domenica 29 gennaio», che l’individuazione del candidato alla presidenza, non condivisa nemmeno all’interno della coalizione di centrodestra «che pur si afferma chiamarsi alleanza», è stata sbagliata perché essere presidente dei pochi tanto per esser presidente, non rispecchia l’elettorato, la gente, il voto popolare». Voto popolare però negato dalla stessa legge delle Province che affida ai grandi elettori il compito, la responsabilità anche, di rappresentare i propri cittadini.

«Abbiamo letto che è intenzione del nuovo presidente interagire anche con le forze politiche strettamente intese - concludono Romualdi e Righi - ma, per quanto ci riguarda, ormai è tardi, interagisca con i pochi civici e con i partiti politici che l’hanno sostenuto la cui eterogeneità è una peculiarità da analizzare. La analizzino anche i cittadini, coloro che sono chiamati al dovere solo quando è comodo agli eligendi e che sono poi spesso dimenticati dagli eletti».

Da tre giorni in Provincia, alle prese con il passaggio di consegne e la conoscenza della “macchina”, Menegola si dice rammaricato della chiusura espressa dai due. «Mi dispiace che si chiamino fuori - commenta senza voler fare alcuna polemica -. Spero che possano rivedere la posizione e che sia possibile instaurare anche con loro un rapporto di confronto e dialogo a solo vantaggio del territorio. Le porte restano aperte per loro e per chiunque abbia voglia di costruire qualcosa insieme».

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