
( foto gianatti)
Open day Un settore chiave per la nostra sanità in crisi. Grande interesse tra i giovani, a disposizione 60 posti
Il futuro della nostra sanità passa da qui, dal corso di laurea in Infermieristica di Faedo Valtellino, sede staccata di Milano Bicocca. Fra ieri e l’altroieri sono stati 35 i partecipanti agli open day. Quattordici gli studenti giunti a Faedo giovedì, ventuno ieri «ma ci sono anche tante persone che hanno telefonato per chiedere informazioni e che verranno a farci visita, individualmente, nei prossimi giorni» assicura Carmela Ongaro, infermiera e coordinatrice didattica del corso da parecchi anni. Un corso di laurea, sottolinea, che ha un vantaggio: «Chi esce di qui ha il lavoro assicurato, in più settori».
Un numero interessante, inferiore a quello dello scorso anno, quando i partecipanti agli open day erano stati 60, ma solo 20 in presenza, mentre gli altri erano tutti online. C’è una bella differenza, perché in presenza si visita tutta la sede con le aule di teoria, di esercitazioni pratiche e di teledidattica.
«Per il prossimo anno accademico ci sono stati assegnati cinque posti in più, per cui si sale a sessanta disponibilità - sottolinea la coordinatrice Ongaro - e speriamo che possano essere interamente coperti. L’interesse c’è, ma occorre sempre superare il test di ingresso, messo a punto a livello nazionale e fissato per il 14 settembre prossimo».
L’anno scorso sono andati coperti 53 dei 55 posti disponibili. In tutti i corsi in infermieristica di Milano-Bicocca, per la prima volta in vent’anni i posti non sono andati a saturazione, perché dieci sono rimasti scoperti.
Pochi in senso assoluto, ma indicativi del fatto che la corsa al posto non c’è stata come si sperava. Tuttavia, in ragione della carenza di infermieri in essere, il ministero ha ampliato i posti disponibili, saliti a 340 su tutti corsi in Infermieristica di Milano-Bicocca.
A giudicare dall’attenzione al tema registrata ieri a Faedo, tuttavia, le premesse perché i posti a disposizione possano saturarsi ci sono, anche se non tutti gli aspiranti corsisti sono all’ultimo anno delle superiori. Alcuni sono ancora al quarto.
Alessia Zen, 17 anni, di Valfurva, che frequenta l’indirizzo socio sanitario del Pinchetti di Tirano, ad esempio, ha davanti ancora un anno per ottenere la maturità, ma le idee le ha già chiare: «Sono orientata su questo corso di laurea - dice - perché mi piace l’idea di poter aiutare un giorno delle persone».
Sembra filosofia, ma in realtà è il sentire comune a tutte le persone che si avvicinano a questo corso di laurea che assicura gratificazioni più dal lato umano che economico. Basti dire che un infermiere finito arriva a guadagnare sui 1.600-1.700 euro al mese, netti, compresi diarie notturne e straordinari. Non una cifra da capogiro e neppure lontanamente paragonabile a quella che si ottiene in Svizzera o in altri stati europei, per cui a prevalere è l’aspetto della crescita professionale e personale.
Anche per Serena Compagnoni, 18 anni, sempre di Valfurva, in quarta socio sanitario a Tirano, ieri in visita per lo più esplorativa, e per Giulia Luminati, 18 anni, di Tirano, che frequenta il Liceo Scienze umane. «Mi piace come prospettiva lavorativa», dice Giulia, mentre l’amica Sara Colombini, pure 18enne di Villa di Tirano, studentessa nello stesso liceo, già respira in casa aria di assistenza infermieristica.
«Mia mamma e la zia sono infermiere - dice - per cui sono cresciuta con questo mestiere nelle vene. Mia mamma lavora in Rsa e la zia in ospedale. Io stessa, con la scuola, ho fatto uno stage in Rsa e l’ho trovata proprio una bella esperienza».
E poi c’è Ilenia Fascendini, 18 anni, di Morbegno, studentessa del linguistico Nervi, che si è avvicinata al mondo dell’assistenza sanitaria, grazie alla Croce Rossa di Morbegno: «Ho fatto il corso in Croce Rossa e mi ha interessata molto, questo settore mi intriga».
Lo stesso percorso di Davide Piccapietra, 19 anni, di Traona, studente in ragioneria del Romegialli-Saraceno di Morbegno, che pure sta sondando alcuni corsi di laurea. A Infermieristica è arrivato dopo aver effettuato il corso in Croce Rossa.
Ultime, ma non ultime, le Oss Michela Cantoni, 23 anni di Bormio e Alessandra Pini, 24 anni, di Grosio, che vorrebbero fare di più: «Salire quel gradino che ci permette di esercitare la professione infermieristica sarebbe il massimo» assicurano.
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