Indigente nella Rsa a spese del Comune
«Caso paradossale, va cambiata la legge»

Morbegno Il sindaco Gavazzi dopo la sentenza: «Allerteremo parlamentari e politici locali» Lipari: «Un soggetto neppure residente: le spese dovrebbero tornare in capo allo Stato»

«Ci appelleremo ai parlamentari e politici locali, perché la legge di riferimento va cambiata, altrimenti si rischia di mettere in ginocchio i Comuni». Così il sindaco Alberto Gavazzi a proposito del salasso pari a 112mila euro che il Comune deve sborsare per l’assistenza a una donna del ’68, indigente e nomade, curata in una Rsa nel Veneto.

Un obbligo al quale il Comune è costretto ad assolvere perché condannato dalla sentenza che ha dato ragione alla donna di etnia Rom che, tramite l’Azienda sanitaria veneta (regione dove ha vissuto per la maggior parte del tempo senza alcuna residenza), ha fatto causa all’amministrazione comunale morbegnese (che ha tentato di opporsi), pretendendo, perché indigente, l’intero pagamento del conto per l’assistenza nella casa di riposo in cui è stata ricoverata. Non trovando il luogo di residenza della donna, il giudice ha utilizzato la città di nascita come criterio residuale, facendo così convergere tutte le spese al Comune valtellinese dove la donna è nata, ma dove non ha mai abitato. I 112mila euro sono relativi alle spese nella Rsa dal 2017 al 2022 e prima il Comune ha già sostenuto per le spese di degenza del 2016, 43mila euro.

«Ci troviamo di fronte a un caso paradossale - afferma -. È come se ci fosse un vulnus legislativo e la questione va necessariamente risolta a livello statale. Cominceremo ad allertare parlamentari e politici locali: se mai dovessimo affrontare altri casi simili, rischieremmo di mandare in crisi il bilancio. Non è equo che a occuparsi di questa spesa sia il Comune di nascita: per un ente di un milione di abitanti è quasi niente, per un centro che ne conta 12mila come il nostro è tanto, far pagare queste cifre a un paese di 3mila abitanti vuol dire seppellirlo».

Il sindaco non dimentica lo spirito solidaristico verso soggetti fragili, «ma a tutto c’è un limite, non è uno scherzo pagare oltre 100mila euro e dovremo continuare a mantenere in una Rsa di un’altra regione questa persona per sempre. La questione dell’assistenza agli indigenti va affrontata in senso ampio: i Comuni hanno obblighi sociali che però dovrebbero essere bilanciati. È d’obbligo la revisione dal punto di vista legislativo per alleggerire gli enti locali. Un piccolo municipio può arrivare anche al default e non per mala gestione». È d’accordo anche l’assessore ai Servizi sociali della Comunità montana, Basilio Lipari. «La norma a riguardo è davvero infelice - dice -. Il Comune è obbligato a farsi carico degli indigenti residenti senza parentela in casa di riposo, il caso di Morbegno di un soggetto neppure residente è assurdo: paga 112mila euro per questa persona quando il suo budget totale per tutti i servizi sociali è di 370mila euro, una sproporzione assurda. E i Comuni hanno sul groppone già tantissime spese sul settore socio-sanitario. Questo è sbagliato: le spese dovrebbero tornare in capo allo Stato che non dovrebbe avere solo il compito di obbligare, ma anche di metterci le risorse. Se i nostri parlamentari non cambiano la legge, gli enti locali saranno sempre più in difficoltà».

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