Incendio in azienda, colpa della batteria

Colico Il rogo è divampato ieri poco dopo mezzogiorno alla Seval di via La Croce: intervento di due ore. I Vigili del fuoco sono riusciti a contenerlo nell’area dalla quale è divampato: niente problemi strutturali

Imponente dispiegamento di uomini e mezzi, ieri poco dopo mezzogiorno, per un incendio divampato alla Seval di via La Croce a Colico.

Nove squadre dei Vigili del fuoco, da Lecco, Bellano, Valmadrera e Morbegno, sono state inviate in azienda, una società a capitale familiare nata oltre 30 anni fa nel settore delle linee elettriche di alta tensione.

Sul posto, a scopo precauzionale, anche un’ambulanza della Croce rossa, nonchè un carro Nbcr (nucleare-battereologico-chimico-radiologico) e un secondo specializzato nella protezione delle vie aeree. In un paio d’ore la situazione è tornata sotto controllo, con i Vigili del fuoco che sono rimasti comunque in azienda fino a pomeriggio inoltrato per monitorare da vicino e mettere in sicurezza lo scenario dell’accaduto.

Gli accumulatori

Le cause dell’incendio, che fortunatamente non ha intaccato le strutture produttive, tanto che i tecnici in posto hanno rilasciato il nulla osta per la ripresa dell’attività lavorativa già da questa mattina, sarebbero del tutto fortuite, come spiegato nel pomeriggio dal direttore di produzione Francesco Cornaggia.

Ma è stato prima il presidente Roberto Ardenghi a precisare come «l’incendio, caratterizzato soprattutto da un gran fumo più che non dalle fiamme, si è sviluppato in un’area di 60-70 metri quadrati adibito allo stoccaggio delle batterie litio-ione, che non svengono “lavorate” da noi, ma inviate ad aziende specializzate in questo settore».

Seval si occupa infatti del trattamenti dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, lavorando, direttamente e attraverso sistemi collettivi, per i più noti produttori di elettronica del mondo, riportando all’industria globale i materiali recuperati come ferro, metalli nobili, metalli preziosi, plastiche, vetro, legno con linee di trattamento e processi autorizzati, certificati e monitorati. E le batterie litio-ione vengono trattate altrove.

«Quanto accaduto, si vede benissimo dalle riprese delle telecamere interne al comparto aziendale - spiega Cornaggia -. L’incendio è divampato nella zona di stoccaggio delle batterie delle auto elettriche, che, nelle loro confezioni, vengono depositate in una sorta di sarcofago in attesa di venire poi inviati all’apposito impianto di smaltimento. Nonostante si tratti di batteria statiche, se una cella dell’accumulatore si degrada, come è accaduto in questo caso, la batteria stessa va in cortocircuito, liberando idrogeno e ossigeno. Questo porta alla cosiddetta fuga termica, che coinvolgere in brevissimo tempo tutto quello che ha attorno. Ed è proprio quello che è accaduto. Non dovrebbe succedere, ma, purtroppo, può invece capitare».

Le videocamere

«Dai filmati si vede benissimo come, attorno alle 12.10, dal “sarcofago” inizi a uscire fumo. Nel giro di quattro minuti, le telecamere riprendono solo nebbia, nel senso che il fumo a quel punto era già talmente denso da non dare spazio a riprese minimamente nitide - prosegue il direttore di produzione -. Siamo intervenuti nel giro di nove minuti da quando è iniziato a uscire il fumo, poi sono arrivati i Vigili del fuoco. Che hanno potuto lavorare in assoluta libertà, usiamo questo termine, dal momento che, essendo domenica, non c’era nessuno operativo».

Grazie al sollecito intervento, l’incendio è dunque stato “contenuto” dai pompieri in quell’area dello stabilimento adibito al deposito delle batterie, senza intaccare le strutture, tanto che non sono stati rilevati problemi di staticità.

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