
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 18 Agosto 2023
«Cercatori di funghi imprevedibili
Troppi i pericoli»
L’esperto Parla il luogotenente Gdf Christian Maioglio. «Esperti o no, sono difficili da soccorrere e recuperare». «Spesso scarpe non adatte, lo smartphone va acceso»
«É proprio il cercatore di funghi il più imprevedibile fra tutti i frequentatori della montagna e, per questo, è anche il più difficile da soccorrere e da recuperare. Perché non si muove su sentieri come l’escursionista, su vie tracciate come l’alpinista o su creste come il cacciatore, ma avanza nel bosco a zig zag, attratto dal fungo e dai luoghi umidi e spesso insidiosi che lo ospitano. Non segue una traccia sulla quale possiamo inserirci, anche se sono fondamentali i segnali che possiamo raccogliere attraverso il suo telefonino cellulare».
A dirlo è Christian Maioglio, luogotenente, comandante del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Sondrio, che presiede al territorio della Bassa e della Media Valtellina. Proprio quello in cui si sono avuti i cinque morti per funghi di quest’ultimo mese: a partire dalla valle del Liri sopra Caiolo, a Preda Rossa in Val Masino, a Sacco di Cosio Valtellino e a Rasura in Valgerola, l’ultima tragedia il giorno di Ferragosto ancora in Val Masino, sopra Cataeggio.
Le calzature
«In alcuni di questi casi le persone indossavano scarpe adatte, tassellate con caviglia alta, cioè il classico scarpone - precisa il comandante Maioglio - mentre in altri casi la scarpa non era per nulla adatta. Mi riferisco alla classica calzatura da trekking bassa, che è da evitare sui terreni umidi, ricchi di foglia e, in alcuni casi, ripidi, battuti dai cercatori di funghi. Invece le troviamo spesso ai piedi di chi soccorriamo. Poi, ci sono persone dotate delle scarpe giuste, che partono per la battuta di funghi in modo consono, ma si fanno molto male, fino a perdere la vita, perché si inoltrano in zone troppo impervie, ricche di insidie».
E qui, secondo Maioglio, occorre distinguere fra due generi di fungaioli, entrambi a rischio, specialmente in questo periodo in cui i funghi si trovano a quote più alte del solito, dai 1.500 metri in su, perché a quote più basse viene meno l’escursione termica notturna.
Le tipologie
«Da una parte abbiamo il cercatore di funghi esperto, che è del posto e conosce bene i luoghi - spiega - e si addentra alla ricerca di quelle vallette umide e isolate, più che mai ripide, in cui sa di trovare i funghi. E lo fa da solo, per evitare di far conoscere i posti ad altri, quando invece bisognerebbe procedere sempre in due. Poi c’è il cercatore di funghi inesperto, non del posto, che si incammina per i boschi e si mette in pericolo senza rendersene minimamente conto. Ecco, in entrambi i casi si è dentro un livello di pericolo alto».
Per cui chiediamo se vi sia modo di ridurre il pericolo, così da facilitare e velocizzare il ritrovamento in caso di incidente.
«Oltre al fatto che non bisognerebbe andare in luoghi impervi, che si dovrebbero indossare gli scarponi adatti, portare lo zaino, andare in due e cercare di non esporsi a eccessivi pericoli - ricorda Maioglio - fondamentale è avere con sé un telefonino che non sia offline e che abbia il Gps attivato. Altrimenti diventa impossibile intercettalo smartphone e ritrovare il ferito o, nei casi estremi, il deceduto. Con il telefonino sconnesso, non funziona il sistema di individuazione del segnale tramite Imsi Catcher che abbiamo sugli elicotteri Agusta Westland 169 della Guardia di finanza, e non si può procedere alla localizzazione neppure attraverso l’account di Google, piuttosto che con Georesq, una app di recente introduzione».
Dall’alto
Tutti questi strumenti funzionano se il cellulare è attivo. La dimostrazione si è avuta nel caso del ritrovamento dell’84enne di Delebio scivolato per 70 metri sopra Sacco, intercettato tramite Imsi Catcher installato sull’elicottero, e del 55enne brianzolo ritrovato tramite il visore notturno dell’elisoccorso di Como, che ha captato il segnale luminoso emesso dal cellulare fatto squillare apposta.
«In questi casi è fondamentale che siano collaborativi anche i famigliari degli scomparsi - conclude il comandante - perché devono trattenersi dal chiamare all’infinito quando il telefono squilla a vuoto. Si rischia, così, di consumare batteria e provocarne lo spegnimento e, da lì in poi, tutto si complica».
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