Caso argini a Morbegno, Gavazzi chiama la Sovrintendenza

Sui lavori agli argini dell’Adda nelle vicinanze della colonia fluviale di Morbegno si esprimerà la Soprintendenza.

A chiedere l’intervento dell’organo dei Beni Culturali è il sindaco della città del Bitto, Alberto Gavazzi, che come ha spiegato nell’ultima seduta dell’assemblea consiliare, ha informato la Soprintendenza «dopo aver visionato l’area in cui si sta realizzando l’intervento e dopo le lamentele ricevute anche dai cittadini - le parole del primo cittadino -. Avrò nuovi contatti già questa settimana, perché la Soprintendenza ha chiesto ulteriori elementi di verifica».

Le opere di cui si sta discutendo in questi giorni sono quelle a tutela dell’abitato contro eventuali piene dell’Adda, coordinati dalla Comunità montana. Opere che si stanno realizzando fra il fiume Adda e la storica colonia fluviale, sulle quali si è scatenata una nuova polemica dei cittadini contro il forte impatto dell’intervento sull’ambiente circostante.

Il sindaco ha fatto presente come «le segnalazioni dei residenti sono comprensibili e motivate, l’impatto di questi lavori, terrapieno, recinzioni, muri autorizzati da anni è sotto gli occhi di tutti. Mi chiedo se siano stati autorizzati così come si sono realizzati e si stanno realizzando».

«Si poteva dare maggiore attenzione all’intervento, si poteva fare qualcosa di meglio - la considerazione che arriva sempre dal primo cittadino del comune della Bassa Valle -. E sul lato colonia ho chiesto alla Soprintendenza di valutare almeno l’eliminazione della recinzione, che chiude definitivamente e strozza vista e spazi della colonia: la rete è stata fissata sopra la testa del muro alla colonia per oltre due metri e annulla il rapporto con l’acqua della colonia dove ora si ha la sensazione di essere all’interno di un cortile di un carcere», ha rimarcato ancora Gavazzi.

Non è la prima volta che si scatena la polemica su un’infrastruttura realizzata sempre in quella zona. Nei mesi scorsi le contestazioni avevano riguardato il muro in cemento armato, che era stato ribattezzato “il muro del pianto” e che oggi corre pesantemente, per l’innegabile impatto non solo visivo nel contesto urbano e fluviale della zona, lungo il fiume Adda, dal ponte di Ganda fino all’ex centrale di Campovico. Adesso è sotto accusa l’intervento parallelo al muro che si sta realizzando nella sponda opposta del fiume, cioè in corrispondenza della colonia fluviale che rischia di replicare l’ingombrante presenza dell’opera “gemella”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA