Tempi d’attesa, il piano della Regione non convince il sindacato dei medici

Tempi di attesa, si corre ai ripari. Regione Lombardia ha approvato una Delibera di Giunta sui tempi di attesa delle prestazioni sanitarie che ha destato molta attenzione e suscitato molte perplessità soprattutto tra i sindacati della sanità che non sono stati preventivamente informati. Arrivano oltre 61 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa in Lombardia per arrivare a raggiungere 7 milioni di prestazioni (di cui due milioni di prime visite) previste dal Pngla (piano nazionale gestione liste di attesa) entro dicembre 2024. Sarebbero circa un milione di prestazioni in più rispetto all’anno 2023 in tutta Lombardia e migliaia, a cascata, anche sul territorio lecchese. Per abbattere queste liste, tra l’altro, è stata ribadita (non è la prima volta che lo si propone) la volontà di aprire gli ospedali, proprio da lunedì prossimo, ad esami di diagnostica anche al pomeriggio (16-20) e il sabato mattina. A Lecco ancora è allo studio questa possibilità, come peraltro in altre Asst lombarde, ma certamente la questione è sul piatto. Ma una cosa è certa: Ats Brianza deve garantire che nel suo territorio Asst e Ats eroghino 158.800 prime visite e 288.800 prestazioni diagnostiche dallo scorso aprile fino a dicembre. A Lecco si stima che i numeri siano di circa 50mila prime visite e 80mila prestazioni diagnostiche quelle “in più” da garantire entro dicembre. Non certo bruscolini, vista anche la perdurante penuria di medici e infermieri, soprattutto in alcuni reparti.

Naturalmente, dunque, c’è chi, tra i rappresentanti dei medici, non crede a questi roboanti numeri. E, tra di essi, è il principale sindacato di Medici lombardo e nazionale, Anaao-Assomed Lombardia e Cimo Lombardia a lamentarsi di più: “Pur condividendo l’intento di Regione, noto da tempo, di centralizzare le prenotazioni attraverso un’unica Centrale unica di prenotazione (Cup) regionale, Anaao-Assomed Lombardia e Cimo Lombardia sono fortemente preoccupati dalla richiesta di incremento di prestazioni e dalla rigida misurazione della durata delle prestazioni nonostante: la carenza di personale medico; la forte necessità di riorganizzare la rete ospedaliera; la difficoltà delle aziende e degli enti pubblici di assicurare un clima di lavoro che protegga i medici e i dirigenti sanitari dall’affaticamento e dalla pressione cui sono sottoposti da troppi anni”.

Stefano Magnone, segretario regionale Anaao-Assomed conclude: “Visti i proclami e le dichiarazioni d’intenti ci si aspettava una maggiore attenzione alle relazioni sindacali e alle proposte fatte e da troppo tempo disattese: una forte attenzione al benessere del personale, attraverso il tangibile impegno delle direzioni strategiche e dei collegi di direzione, troppo spesso distratti da faccende personali, da desideri di apparire i primi della classe o da input dettati dal solo risparmio economico; una vera riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’emergenza/urgenza, promessa da troppo tempo vista l’inadeguatezza delle stesse alle esigenze della medicina e della società moderna; un’effettiva valorizzazione, anche economica, del merito e dell’impegno dei professionisti. La richiesta è di mettere mano davvero alle modifiche necessarie a rendere sostenibile il sistema, puntando soprattutto alla valorizzazione dei professionisti senza avere come unico scopo la contabilità delle prestazioni”.

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