Alpinisti salgono dalla parte sbagliata. Travolti dalla valanga in tre in Val di Rodes

Solo uno è rimasto nella neve fino al collo, poi liberato. Contusione al ginocchio, illesi gli altri e il quarto che si era fermato prima

Hanno preso la strada sbagliata, risalendo al contrario la Val di Rodes, situata nel territorio comunale di Ponte in Valtellina, i quattro scialpinisti di Lecco rimasti coinvolti ieri in un incidente in montagna che avrebbe potuto avere esiti persino peggiori.

Troppi pericoli

Una valanga si è infatti staccata, intorno alle 12.40, dalle pendici del Pizzo di Rodes, cima di 2.808 metri delle Orobie, meta classica dello scialpinismo, finendo per investire la comitiva che aveva preso per quella via, hanno spiegato, al solo scopo di evitare terreni ghiacciati.

In modo inappropriato, comunque perché la via che avevano intrapreso è quella utilizzata per la discesa non per la salita, per la quale si prende più ad est, lungo il crinale che separa la Valtellina dalla Bergamasca. Crinale sul quale infatti stavano procedendo altri scialpinisti che hanno assistito al distacco ed hanno dato l’allarme. Impossibile da lanciare invece dalla zona del distacco perché lì il telefonino, non prende.

Tre dei quattro componenti la comitiva sono rimasti coinvolti nella valanga, perché il quarto si era fermato poco prima esausto, e non più in grado di procedere oltre. Gli amici invece avevano voluto portare a termine la “missione”, ma di lì a poco anche per loro è intervenuto lo stop improvviso dettato molto probabilmente dal fatto di aver tagliato di netto la neve farinosa, tipicamente invernale su un pendio ripido che andrebbe affrontato solo in discesa. Perché risalire da quel punto, secondo gli esperti, è di una pericolosità inaudita, in quanto tagliare la neve in salita in quella zona ne stimola ulteriormente il distacco.

Agli scialpinisti tuttavia non è andata troppo male, perché solo uno di loro è rimasto travolto in modo importante, ma non del tutto sepolto. La testa è rimasta fuori dalla neve. E’ sempre rimasto cosicente fino a quando i suoi compagni di avventura lo hanno liberato servendosi dell’attrezzatura che avevano appresso .

Subito dopo al suo fianco è giunto il personale sanitario e tecnico dell’elisoccorso di Sondrio, proveniente da Livigno, dove si trovava per un altro intervento, che lo ha preso in carico.

La situazione è parsa sotto controllo e non grave agli operatori e tuttavia lo scialpinista è stato barellato e issato sull’elicottero, sul quale è salito anche un secondo scialpinista, anch’egli parzialmente colpito dal distacco.

Entrambi sono stati portati a Sondrio, ma le loro condizioni non destano preoccupazioni e sono stati dimessi dopo poche ore. Solo colui che è rimasto sepolto nella neve ha riportato un problema ad un ginocchio, nulla rispetto a quanto avrebbe potuto accadere.

Sono scesi da soli

In seguito l’elisoccorso di Sondrio è tornato in quota con a bordo il tecnico del Soccorso alpino del Corpo nazionale delegazione Valtellina e Valchiavenna, e una unità cinofila da soccorso in valanga per sincerarsi che, nessun altro fosse rimasto sotto la neve.

Ricognizione che ha avuto esito negativo, per cui l’intervento si è chiuso con il rientro dell’allarme che aveva interessato anche il Soccorso alpino della Guardia di Finanza, cui compete relazionare alla Procura dell’accaduto.

Gli altri due scialpinisti che facevano parte della comitiva sono, invece, scesi a valle in autonomia. Erano attrezzati di tutto punto, aspetto questo senz’altro positivo, perché hanno potuto lavorare ad estrarre subito dalla neve il loro compagno, però, la risalita in quel punto era assolutamente da evitare.

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