Addio a Giorgio Scaramellini, insegnante e uomo di cultura

Lutto Figura di spicco, insegnante, direttore didattico, politico di lungo corso, cofondatore del Centro studi Valchiavenna. Zio del sindaco di Sondrio, aveva 85 anni

Un chiavennasco a Sondrio. Un altro modo per sintetizzare, in una frase, l’alto profilo di Giorgio Scaramellini, 85 anni, insegnante di scuola elementare, direttore didattico, politico di lungo corso nella Dc, cresciuto nei giovani di sinistra del partito, vicepresidente della Provincia di Sondrio, nel 1969, presidente della stessa fra il 1970 e il 1975, collaboratore del Corriere della Valtellina, cofondatore del Centro studi storici della Valchiavenna nel 1959, curatore della prima edizione delle poesie del poeta Giovanni Bertacchi, raccolte in un unico volume nel 1964, cantore del medesimo, e molte altre cose ancora, non esiste.

«Perché lui, Giorgio, nonostante si fosse trasferito a Sondrio per lavoro da giovane, per poi sposarsi, nel 1968 con Annamaria Giumelli, di Tresenda di Teglio, insegnante pure lei - dice Guido Scaramellini, cugino di Giorgio e, a sua volta, fra i fondatori del Centro studi storici Valchiavenna - è sempre rimasto chiavennasco non mancava di rimarcarlo, simpaticamente, ad ogni occasione».

Tant’è che, in molti, in Valchiavenna, ieri, sono trasaliti quando hanno appreso la notizia della scomparsa di Giorgio Scaramellini, 85 anni, nato il 3 aprile del 1937, a ridosso del fiume Mera che ha sempre decantato, da Emilio Scaramellini e Berenice Crotti (figlia di un carabinieri di stanza in città), secondogenito di cinque figli. Dei quali sono due sono viventi, il primogenito, Egidio, padre del sindaco di Sondrio, Marco Scaramellini, e Chiara, terzogenita. Attoniti, al pari della moglie Annamaria, delle figlie Marta e Silvia, e dei sei adorati nipoti, dei quali, tre si trovano negli Stati Uniti per motivi di studio, rispetto all’epilogo avvenuto ieri mattina, alle 9, all’hospice di Sondalo dove, Giorgio Scaramellini, era ricoverato da alcuni per l’aggravarsi di una malattia con cui conviveva da almeno 12 anni.

«Ero rientrata da poco a Milanno dopo aver trascorso due notti con lui, a Sondalo - dice la figlia Marta -, quando mi hanno chiamato dicendomi che il papà era morto. Non me l’aspettavo in questo momento, anche se la situazione è difficile da tempo. Grande l’impegno della mamma, che è stata fortissima, sempre vicina al papà, e, lui, con lei, con noi figlie, con i badanti, con gli operatori ospedalieri sempre il solito, gentile, affabile, dolcissimo. Ci diceva sempre grazie. Ogni piccola cosa che facevamo per lui, arrivava un grazie. E, noi, a nostra volta ringraziamo tutti coloro che gli hanno voluto bene e gli sono stati vicino, perché sono stati tanti. A lui e a noi, ed è una grande consolazione».

É affranta, Marta, che pensa ai nipoti negli States, a quando adorassero il nonno, e a come poter organizzare, laddove possibile, il loro rientro per i funerali.

Che, sicuramente, saranno partecipati, perché papà Giorgio, uomo buono, gentile, affabile, sincero, era molto amato nella sua Valchiavenna, ma anche a Sondrio e in tutta la provincia.

«Ha fatto molto nel mondo della scuola - dice Marta - perché è stato direttore didattico a Tresenda di Teglio, a Ponte in Valtellina, a Novate Mezzola, a Capo di Ponte, anche se, sempre, lui, ci parlava della prima nomina avuta nientemeno che in Sicilia, a Raffadali, vicino ad Agrigento. Ci era stato pochi mesi, ma ne era così orgoglioso. Era molto attivo anche nella formazione degli insegnanti e, proprio in quel contesto, ha incontrato la mamma e si sono sposati, a Tresenda, l’8 settembre 1968».

Da lì in poi, il percorso di Giorgio Scaramellini, è diventato di giorno in giorno più sondriese, pur se sempre con Chiavenna nel dna.

«Aveva più interessi ed era di un’intraprendenza unica, mio cugino Giorgio - assicura Guido Scaramellini - . Era fra i primi organizzatori del carnevale di Chiavenna, negli anni ’50, quando si realizzavano carri enormi con cui si andava anche a Lecco. Ancora, fra il 1955 e il 1960, ha organizzato cinque edizioni del Trofeo podistico nazionale Ottorino Triaca, lungo il percorso che, oggi, è quello del Trofeo Marmitte dei Giganti. Oggi ci sono iniziative di questo tipo ovunque, ma allora era un grosso impegno ed investimento anche economico. Dal 1959 al 1970 è stato, poi, fondatore e consigliere del Centro studi storici Valchiavenna e redattore della rivista Clavenna ed intensa anche la sua produzione libraria».

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