E il Perugia parte al contrattacco: presi di mira i blucelesti e la Figc

Il club umbro ha presentato controricorso incidentale spiegando la linea difensiva

Il Perugia contrattacca. Come reso noto da queste colonne, il “Grifo” ha presentato controricorso incidentale avverso i ricorsi di Lecco e Figc. E ieri su www.calciogrifo.it è stata spiegata la linea difensiva biancorossa nei minimi particolari.

Il legale del Perugia, la professoressa Loredana Giani, sottolinea come la prima riammissione decisa dalla Figc ruotasse «attorno al fatto che il Lecco, ai fini della ricerca di uno stadio per la B, si sia trovato a fronteggiare una situazione di forza maggiore. Eppure il Lecco andava escluso solo per non avere rispettato il termine del 20 giugno e per avere, ancor prima, violato totalmente e deliberatamente la disciplina delle licenze relative ai requisiti infrastrutturali. Che, per inciso, prevede che le società indichino entro il 15 giugno lo stadio da utilizzare; mentre entro il termine perentorio del 20 giugno tutti gli adempimenti potranno essere integrati».

«Come dire - prosegue - che tra il 15 e il 20 giugno si sarebbe potuto dar corso soltanto a integrazioni e non a sostituzioni, al contrario di quanto fatto dal Lecco che ha modificato l’indicazione dello stadio dove giocare passando da quello di Lecco a quello di Padova, mentre la Figc avrebbe illegittimamente sorvolato su questa palese violazione».

Quello che però i legali del Perugia non dicono è che il 15 il Lecco, che doveva ancora giocare la finale, avrebbe potuto indicare solo e soltanto il Rigamonti-Ceppi. Ma i biancorossi proseguono: «La circostanza che i playoff sono stati disputati in ritardo di nove giorni rispetto al previsto non fa testo. La “causa di forza maggiore” che avrebbe impedito al Lecco di trovare lo stadio entro il 20 giugno, si applicherebbe solo a chi dimostra di aver usato la massima diligenza possibile nella ricerca dell’adempimento, quando il Lecco sapeva dove trovare uno stadio sin dal 9 novembre 2022, data in cui il sistema delle Licenze Nazionali ha fissato gli adempimenti da osservare per le iscrizioni».

Aspetto che, però, a nostro avviso non sta né in cielo né in terra. È come dire che anche la squadra che lotta per la salvezza, seguendo la logica biancorossa, dovrebbe mettere a posto lo stadio per la B, “perché non succede, ma se succede”…

Ma Giani ribadisce: «Il Lecco ha atteso la scadenza del 15 giugno in maniera inerte e poi ha, in malafede, indicato lo stadio di Lecco pur sapendo come non fosse utilizzabile per la B».

La difesa del Perugia dice di più e questo può essere interessante. «Il Lecco ha la disponibilità dello stadio Rigamonti-Ceppi idoneo alla Lega Pro, ha presentato garanzie capienti per quella categoria e il resto della documentazione occorrente, la sua domanda alla B si può convertire in una domanda per l’iscrizione alla categoria immediatamente inferiore e in tal senso vincerebbe qualsiasi causa».

Insomma, è come se lo stesso Perugia, comprendendo le “paure” dei tifosi blucelesti, ma interpretando anche il giusto sdegno di tutti gli altri tifosi che non capiscono come e perché una squadra che ha vinto sul campo debba essere esclusa dal campionato, fornisse una back door, una via d’uscita alternativa. Un po’ per abbassare l’impatto emotivo sul caso e un po’ per diminuirne l’effetto mediatico.

È come se il Perugia suggerisse: “ma quale dramma sportivo, al massimo il Lecco se ne resta in Lega Pro”. Ma non sarebbe affatto una consolazione, ammesso e non concesso che il legale del Perugia avesse ragione. E Di Nunno, quasi sicuramente, mollerebbe lo stesso. Certe delusioni immeritate e ingiuste non avrebbero compensazioni possibili.

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