Dongo, c’è anche la firma
L’Isotta Fraschini è cinese

La multinazionale “Elecpro International” ha perfezionato l’acquisto dell’area e dei capannoni

Era fissato per lunedì 3 dicembre il termine per il versamento della quota offerta dalla multinazionale cinese “Elecpro International investment holding” per l’acquisto di area e capannoni di Isotta Fraschini, uno dei tre lotti immobiliari della ferriera messi all’asta l’estate scorsa. La base d’asta era di 1.400.000 euro e l’unica società interessata dovrebbe aver fatto un’offerta di poco superiore. Erano andate deserte, invece, le aste per l’area del porto (30 mila metri quadrati a destinazione turistico-commerciale, a partire da 2.287.000 euro) e per gli storici capannoni di Afl (30 mila metri quadrati per 540 mila euro, con destinazione artigianale).

Dopo il versamento iniziale di una caparra, la multinazionale cinese ha ora saldato il conto e, al di là dell’operazione immobiliare andata a buon fine, il risvolto più importante è legato al futuro dell’attività produttiva. Da anni la Elecpro International aveva manifestato interesse per Isotta Fraschini e l’acquisto ufficiale dei capannoni fuga ogni dubbio residuo: «I dirigenti dell’azienda sono partiti per la Cina – riferisce il commendator Alberto Botta, che segue sempre da vicino le sorti della stabilimento – e prima di Natale verrà perfezionato anche l’acquisto dell’attività produttiva. C’era stato un rinvio per via di cavilli burocratici, ma fra gli addetti ai lavori nessuno aveva più dubbi sul buon esito della trattativa».

Attività che continuerà a rimanere improntata al processo lost-foam, con produzione di testate e altri pezzi dei motori d’auto basata su colate in stampi di polistirolo che vengono eliminati per combustione. Anche in questi anni di situazione provvisoria gestita dai commissari dopo la crisi aziendale, le commesse per Bmw e altre importanti case non sono mancate, a dimostrazione che ci sono margini per poter continuare.

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