Violino e violoncello, un dialogo felice
sul palco del Sociale

Amici della musica Il secondo concerto della stagione. Bronzi nelle vesti di solista e direttore della Vivaldi. Apprezzato il programma interamente brahmsiano

Nuovo successo al Teatro sociale di Sondrio per la 60esima Stagione Sinfonica degli “Amici della Musica di Sondalo” col concorso di un’orchestra “Vivaldi” rimpolpata dall’ innesto di tanti giovani talenti.

Quasi assiso su uno scranno regale, il direttore concertante e violoncellista Enrico Bronzi entra serenamente nel tessuto compositivo brahmsiano di due grandi opere (il Doppio concerto per violino, violoncello e orchestra op. 102 e la Seconda Sinfonia op. 73) dall’ambivalente innocenza passionale e nostalgica che racchiude gioia e dolore di un antico rutilante valzer.

L’intesa

Dall’alto del podio imbraccia poi, quasi in un tenero abbraccio, la sua creatura prediletta, con l’archetto a mezz’aria, in attesa, volgendosi appena per l’abbrivio orchestrale. Un tumulto imperioso e poi il cello s’immalinconisce come un cielo d’autunno sorpreso dalle prime ombre del crepuscolo. Anima e corpo in un lirismo straniante e straziante.

Al suo fianco la voce gentile e suadente del giovane virtuoso Marcello Miramonti col suo violino etereo e struggente, di una tenerezza tremula che carezza le guance. Basta una semplice occhiata d’intesa tra loro, e il dialogo s’accende su un ponte melodioso che passa dal grave alle stelle su un’unica tastiera infinita, in un un “pas de deux” delizioso.

E Bronzi amministra con cura, a destra e manca – con una predilezione alla prima – con le mani, col capo, coi piedi, e financo di spalle, entrando di soppiatto negli angusti spazi di silenzio espressivo per dirigere l’amalgama pastoso orchestrale che sorregge la melodia gemina di una sorta di dolcissimi ritornelli infantili, irrobustiti da un “Andante” in cui i corni invitano alla serena e gioiosa promenade che nel terzo movimento sembra mosso da una leggera brezza di mare. Là sull’arena bagnata una rapsodiana cavalcata vede un ispirato Miramonti preso dalla foga declamatoria del climax. con l’archetto che sfrangia crini rilucenti. Fino al concitato finale tra il trepestio tumultuoso dell’intero corpo orchestrale avvolto dall’applauso dell’uditorio.

Il secondo atto vede in scena la “fulminea”, nella sua genesi, (solo 15 giorni contro i 15 anni della Prima Sinfonia!), “Seconda Sinfonia” op. 73 di Brahms, spumeggiante e carezzevole con accenti impetuosi e romantiche “sviolinate” che legni ed ottoni si rimpallano poi sul sincopato del pizzicato degli archi. L’ Adagio quasi “pastorale” coi celli in primo piano sul morbido tappeto di corni e fagotti si apre al “cantabile” di un bosco di fragole oltre la piana illuminata dal sole.

Autorevolezza

Idilliaca e contemplativa l’atmosfera da colazione en plein air di Manet, tra viole e violini flautanti, e spunti graziosi per ance espressive, che si fa poi cantereccia e gioiosa, e finanche gaudiosa, tra gaie e orecchiabili scorribande che culminano nell’ “Allegro con spirito”, tra reminiscenze tematiche che culminano sullo zenit sinfonico imbeccato dai timpani, fino a quel punto solo in sordina, per un travolgente finale multiplo ad ondate sinuose, in una precipitazione sonora di energico impatto.

Lunghi applausi hanno sottolineata una esecuzione condotta con composta autorevolezza dal maestro Enrico Bronzi che, con l’elegiaca e fine maestria di Marcello Miramonti al violino, è stato anche il grande interprete del doppio concerto n. 102 di Brahms.

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