
( foto lisignoli)
Verceia Aperta al pubblico la galleria “di mina” Realizzata nel 1917 era stata dismessa trent’anni dopo Si visitano i cunicoli intatti e il pozzo di captazione
L’intervento di recupero di cui è stata fatta oggetto era stato presentato il 27 ottobre del 2012, con una cerimonia ad hoc presieduta dal sindaco di Verceia dell’epoca, Luca Della Bitta.
E da allora, la galleria “di mina” di San Fedele di Verceia, dismesse le sue funzioni difensive già dall’ormai lontano 1947, è diventata un bene culturale rientrante nel patrimonio gestito dal Museo della Guerra Bianca di Temù, in Valcamonica, comprendente anche i Forti di Montecchio e di Fuentes di Colico, la Torre di Fontanedo, sempre a Colico, e da quest’anno anche il borgo di Corenno Plinio.
Tuttavia, un’affluenza di visitatori come quella registrata quest’anno, alla galleria di mina di Verceia, non si era mai vista. Cinquanta biglietti staccati a Pasqua, altrettanti a Pasquetta, 130 addirittura il 25 aprile, e anche nella giornata del 1° maggio più di 70 persone l’hanno visitata.
Il che indica un ritorno di interesse verso queste realizzazioni militari, molto particolari, e che forse proprio per la loro particolarità suscitano una maggiore curiosità in grandi e piccini.
É stata ampliata, va detto, anche l’offerta di fruizione, perché, rispetto agli altri anni, le aperture con visita guidata sono di più e le prossime sono previste per il 2 giugno, per il 15 agosto.
In più saranno visitabili e in tutte le domeniche d’agosto, con orario 10-18, e con un ticket di 5 euro per gli adulti.
Biglietti a tre euro invece per i bambini con più di sei anni (la visita è gratuita per i residenti a Verceia), ferma restando la possibilità di chiedere aperture ad hoc anche per gruppi al museo della Guerra Bianca (0341.940322).
Del resto la visita è assolutamente meritevole e a introdurci alla stessa il 1° maggio, abbiamo trovato un preparatissimo Michele Piatti che ci ha accompagnati nelle viscere del monte Bassetta, dentro questa galleria lunga 105 metri, per uno sviluppo complessivo, con i cunicoli laterali che ospitano i 16 pozzi minati e il pozzo principale, quello da cui si attingeva l’acqua dal lago, di 300 metri.
Galleria, appunto che, per i primi 50 metri e per i primi otto pozzi minati, corre lungo la ex statale 36 e per il secondo tratto lungo la ferrovia, perché lo scopo difensivo per cui era stata realizzata, nel 1917, era proprio quello di sbarrare il passaggio su entrambe le direttrici, implodendo su se stessa in caso di attacco nemico dal nord, dal Passo dello Spluga. Attacco che non è mai avvenuto, per cui nessuna implosione si è resa necessaria tant’è che la galleria è rimasta intatta, presidiata fino al 1947, poi chiusa e coperta da segreto militare per anni. Oggi, questi “veti” sono venuti meno e il bene è diventato da militare a museale. Di grandissimo interesse.
La visita non dura più di mezz’ora, ma è destinata a restare impressa. Con il pozzo di captazione dell’acqua dal lago, alto 17,5 metri, poi distribuita a tutti i 16 pozzi minati, altri 7,5 metri, per aumentare il potere detonante dell’esplosivo in caso di utilizzo. In pratica una galleria all’epoca imbottita di esplosivo e di acqua, convogliata in apposite condotte, che, in caso di attivazione dello scoppio avrebbe bloccato completamente ogni passaggio. Una bomba ad orologeria, quindi, mai deflagrata.
Ci sono altre due gallerie simili sul Lario a Brienno e Menaggio, ma sono visitabili solamente in occasioni straordinarie.
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