Un direttore “fisico” «Vivo anche con il corpo la magia della musica»

Lorenzo Passerini ospite del Rotary club si è raccontato al dirigente scolastico provinciale. Il rapporto con l’orchestra: «Si è motivatori di un’idea».

Sempre più sotto i riflettori il Maestro Lorenzo Passerini che in una serata conviviale del Rotary Club presso il Jom Bar di Tresivio si è raccontato rispondendo alle domande del Dirigente scolastico provinciale Fabio Molinari. A fare gli onori di casa il Presidente del Rotary valtellinese, Sandro Nava, che ha presentato l’illustre ospite ai commensali partendo da un emozionante video girato nella sala “Verdi” del Conservatorio di Milano dove il Maestro morbegnese ha eseguito con poderoso piglio i “Carmina burana”.

Incredibile la trasfigurazione del suo volto quasi in un’apoteosi mistica nel concitato “Fortuna imperatrix mundi”. Ammirazione e stupore in un’azione di stampo quasi drammaturgico. È stato poi il Dirigente Fabio Molinari ad esplorare il “Dietro le quinte di un direttore d’orchestra” invitando Passerini a parlare dei suoi primi esordi musicali. «È stata una lenta trasformazione iniziata con la Banda di Morbegno col mio trombone che non ho mai abbandonato perché dirigere è un mestiere estremamente eccitante, ma si perde il passo con lo strumento. Poi ho avuto la fortuna un giorno d’incontrare in una sorta di folgorazione il mio mentore, il grande Nicola Luisotti che mi ha permesso di entrare in un mondo fatato facendomi assistente nella “Turandot” a Madrid. Devo tanto a lui dal punto di vista umano e professionale», è la confessione del Direttore dell’Orchestra “Vivaldi” che racconta dei momenti di altissima concentrazione che precedono ogni suo concerto.

Quasi impertinente l’asserzione che “il direttore potrebbe anche non esserci, tanto gli orchestrali non lo guardano nemmeno e possono farne a meno” a cui Passerini risponde con garbo: «L’orchestra suona comunque, ma bisogna andare indietro, al tempo della preparazione che muta in relazione a quanto si vuole andare in profondità. E’ allora che il direttore diventa il “motivatore di un’idea”, un coach, un manager d’azienda che deve infondere fiducia nei suoi uomini. Ed è quello che ho cercato di fare con la mia orchestra in un rapporto “orizzontale” di dialogo e contatto sincero». Altro capitolo dell’intervista di Molinari sul “Concerto all’alba” di Ravello alle 5 del mattino dopo le prove iniziate alle 3. «È stato uno dei momenti più intensi della mia carriera dinanzi ad una scenografia sublime della Costiera Amalfitana fino al primo sorgere del sole. C’era qualcosa di magico nella musica, nell’atmosfera stessa che si respirava, in un pubblico particolare che viveva in simbiosi le mie emozioni, le stesse che mi hanno travolto sin dal primo momento in cui sono stato invitato al Regio a dirigere la Tosca con i più grandi interpreti della scena lirica internazionale al posto di un mostro sacro come Oren. Occorre sempre umiltà e serenità nell’approccio con grandi compagini, come quella del “Regio” di Torino, perché solo l’esperienza col tempo può darti padronanza assoluta», il commento di Passerini che si lascia toccare dall’ultimo affondo sul suo approccio “fisico” nella direzione orchestrale.

«È il mio modo di essere vivendo un’esperienza emozionale, quasi trascendente da trasmettere agli orchestrali. E questo va al di là della bacchetta perché ad una sinfonia, ad un’opera, si partecipa con tutto il corpo e tutta l’anima in un diluvio di sensazioni e suggestioni che ti prendono all’improvviso e che tu vuoi comunicare in un dialogo aperto e completo con l’organico che vive all’unisono la magia della musica”: il racconto di Passerini si chiude così, mentre restano ancora nell’aria, palpabili, le emozioni di una passione contagiosa che vive soltanto nel cuore di sa cogliere il fuoco divino delle celesti armonie per dispensarle all’intera umanità.

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