
Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Lunedì 20 Novembre 2023
Stradivari di Castione dal legno crea musica
Un volume-intervista a cura di Roberto Messina racconta la storia del liutaio Stefano Trabucchi. Ha realizzato strumenti per re e superstar. «Occorre passione e avere una visione artistica degli oggetti»

La sua strada, forse, era già segnata da piccolino. Basti sapere che, fin da bambino, Stefano Trabucchi, originario di Castione Andevenno, disegnava violini e riccioli sui quaderni e sui libri. A 8 anni ha iniziato a suonare il violino e, a 14 anni, a frequentare la scuola di liuteria a Cremona per divenire, poi, un liutaio famoso e richiesto in tutto il mondo. Per la cronaca: ha realizzato un violino decorato in foglie d’oro per il re della Thailandia Rama IX nel 2015.
Nel 2018 ha costruito il pluricitato, in tutte le principali testate online e giornalistiche, “Violino Blu” sempre per la famiglia reale Thailandese, che l’ha poi donato all’Istituto Reale di musica Principessa Vadhana Galyana di Bangkok. È una vita intera dedicata alla liuteria quella che si scopre fra le pagine de “Il violino svelato” il libro intervista, a cura di Roberto Messina, che racconta arte, tecnica e segreti della liuteria cremonese contemporanea e, in particolare, di uno dei suoi protagonisti, il valtellinese Stefano Trabucchi.
Un po’ restio
«Mia moglie Franca mi ha spinto a pubblicare questo libro - svela Trabucchi -. Inizialmente da bravo artigiano, ero un po’ restio. Invece, poi ho fatto mia la sua idea. Messina mi ha proposto la formula dell’intervista, che aveva già adottato in altra occasione, e così è nato questo volume che fa conoscere il nostro artigianato e la nostra arte anche all’estero, visto che è tradotto anche in inglese».
La pubblicazione si divide in due parti: la prefazione del giornalista Messina con un excursus sulla liuteria e Cremona e una seconda parte con l’intervista a Trabucchi. Esigenza sentita dal liutaio quella che “Il violino svelato” fosse un libro per tutti, fruibile, di facile lettura, non un prodotto per esperti né tanto meno pesante.
Obiettivo assolutamente raggiunto come si può cogliere leggendo e sfogliando le pagine arricchite da un apparato fotografico che mette in luce l’abilità di Trabucchi, il percorso che porta alla nascita dello strumento ed, anche, la parola chiave di tutto: la passione, anzi come dice lui la «passione infinita».
Un’arte da tramandare
«Ho iniziato a suonare a 8 anni, ma a 10-12 ho iniziato ad incuriosirmi al violino come strumento con le sue curve e piegature – racconta -. Ho scoperto la scuola a Cremona e devo dire che i miei genitori mi hanno supportato. Non era scontato nell’84 partire dalla Valtellina, da solo, per andare a Cremona a studiare. Tanti i sacrifici. Ricordo che il primo anno di scuola, un amico di famiglia che abitava nel nostro stesso paese mi ci accompagnava con il camion cisterna, dovendo andare al lavoro alla raffineria di Cremona. Partenza alle 3 e mezza del lunedì! Questo per evitare di partire la domenica subito dopo il pranzo. Le coincidenze ferroviarie erano lunghissime».
Artigiano
Trabucchi, che in alcuni momenti si sente più artigiano e in altri più artista, rivela gli ingredienti giusti per il suo mestiere: «Certamente un artigiano deve avere un’ottima manualità; deve essere in grado di usare gli attrezzi. Io un po’ l’avevo da piccolo, ma poi l’ho sviluppata. Serve una visione artistica degli oggetti, per capire se sono belli e fatti bene. In primis ci vuole passione. Intraprendere oggi un mestiere di questo tipo non è facile, ma se uno è motivato, non mancano le possibilità».
Poco prima della nostra intervista, Trabucchi era impegnato – giusto per fare un esempio – in bottega con una famiglia dell’Estonia la cui ragazza di 14 anni stava cercando un violino e ha provato anche quello di Trabucchi. Che, in un anno, produce venti strumenti. Ogni violino, viola o violoncello richiede all’incirca dalle 150 alle 200 ore di lavorazione, senza la verniciatura che avviene dopo.
Quanto al prezzo, essendo prodotti fatti a mano, si parla di cifre al di sopra dei 10mila euro. L’eleganza di uno strumento, secondo Trabucchi, è l’insieme di molti aspetti: modello, lavorazione di determinate sue parti, vernice. Tutto questo crea una visione globale che, ad occhi esperti, genera emozione e feeling.
I preferiti
Quanto allo strumento che ha dato maggiore soddisfazione, Trabucchi risponde: «Non mi limiterei ad uno solo. Ritengo siano almeno quattro: quello dedicato al Re Rama IX, quello dedicato alla città di Cremona, il famoso violino blu per la principessa thailandese e il violino costruito per Andrea Bocelli».
Nel 2022 Trabucchi ha festeggiato il 30esimo di carriera e professione costruendo una serie di violini denominata “Italian collection” con inserito nella nocetta del fondo un gioiello appositamente costruito, in oro 24 carati, riguardante la sua iniziale “T” impreziosita da diamanti e contornata da smeraldi e rubini: i colori della bandiera italiana.
Infine il messaggio finale del libro: «Vorrei trasmettere il mio amore per questo lavoro che ritengo sia il più bello al mondo e di cui non ci si stanca mai. Un lavoro unico, che unisce artigianato, arte e bellezza alla musica».
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