Quant’è bella Olginate vista da Roma

Cinema Applausi nel Festival della Capitale per “Cento domeniche”, l’ultimo film griffato da Antonio Albanese

Se c’è una cosa che Antonio Albanese non nasconde, è l’orgoglio per le sue origini. Le mette nei titoli di testa, sempre: la famiglia operaia, immigrati dalla Sicilia negli anni del boom, il paese dove è nato, dove ha studiato e dove ha cominciato a lavorare come metalmeccanico, Olginate, che per raccontarlo devi dire che è vicino a Lecco e spesso non basta, meglio vicino a Milano.

Tutte cose, il mondo operaio e il paese, che sono in “Cento domeniche”, il film da lui diretto e interpretato, in anteprima per la stampa alla Festa del Cinema di Roma.

La curiosità

Don Davide Milani, prevosto di Lecco, e grande appassionato di cinema, era presente su invito dell’attore-regista «La cosa curiosa - confida - a parte la bellissima accoglienza, i quindici minuti di applausi, la gente del cinema che era presente e gli ha reso omaggio, a parte tutto questo la cosa curiosa era che molti che mi conoscono mi hanno chiesto notizie della location del film. Nuova e insolita».

E riconoscibilissima, per noi. Olginate, il lago e le montagne sullo sfondo. Poi qualche scena girata a Lecco, in piazza Garibaldi e altrove, con molte comparse che quando il film arriverà a Lecco («Ci siamo già accordati - dice don Davide - in modo di averlo in prima visione il giorno di uscita e poi vedremo quando Antonio potrà venire a presentarlo») in tanti si riconosceranno.

Ma chi è Antonio Riva, protagonista del film in sala dal 23 novembre con Vision Distribution? Intanto è un uomo buono, un ex operaio, che conduce la vita che sogna ogni pensionato che non rimpiange il lavoro.

Gioca a bocce con gli amici, adora la madre anziana (Giulia Lazzarini) ed ha anche buonissimi rapporti con l’ex moglie, Margherita (Sandra Ceccarelli).

Ma ciò che è al centro di tutta la vita di questo operaio è l’amatissima figlia, Emilia (Liliana Bottone). Quando gli annuncia che ha deciso di sposarsi, per Antonio è la felicità: finalmente può mostrare tutto l’amore che ha per lei, regalarle il più bel matrimonio possibile.

Ma in banca troverà una sorpresa che lo apre prima alla depressione e poi alla tragedia.

«È un film necessario che racconta un’ingiustizia» - dice Albanese - Una storia immensa, di una crudeltà impressionante. Non è un film contro le banche, ma che racconta quello che può succedere se qualcuna di loro sbaglia».

E ancora Albanese: «Volevo anche raccontare il mondo degli operai. In Italia sono poco meno di cinque milioni e sono loro che sostengono questo Paese, non sono gli ultimi, sono i primi e da un po’ di decenni sono abbandonati. Anni che c’è una politica che non si gira mai dalla loro parte».

Per don Milani “Cento domeniche” - il tempo che ci voleva, una volta usciti dal Caleotto, per tirare su casa con qualche amico capomastro - «é un film molto nordico. Riuscire a farsi applaudire a Roma non è facile. Ma in effetti è una storia che vale per tutta Italia. Però è centrato sulla cultura del lavoro delle nostre terre e sulle nostre comunità, dove la banca era conosciuta come confessionale».

«Un film molto verticale - continua - fortemente voluto da Antonio, racconta in modo semplice una storia drammatica, senza esagerare i toni».

Colori lividi

La fotografia ha colori lividi. Antonio Albanese non vuole rappresentare la bellezza dei luoghi come in cartolina. «Mette sullo sfondo il paesaggio, bello di suo ma in sordina, e fa risaltare la bellezza delle persone, gente operosa per la quale molare un utensile al tornio è bello - conclude don Milani - Un vero tributo al patrimonio geografico umano di qui».

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