«Quando Lucio Dalla suonò a Piateda»

Memorie Oggi il cantautore avrebbe compiuto 80’ anni. I ricordi del 1968 per l’inaugurazione del Dosso. Quella sera si esibirono I Cherubini: «Rimase ad ascoltarci, poi ci riaccompagnò a casa con il suo Maggiolino»

Intrecci con musicisti locali e ricordi su Lucio Dalla che oggi avrebbe compiuto 80 anni e ha lasciato non poche tracce in provincia di Sondrio. Il grande cantautore bolognese nel 1968 fu in Valtellina, a Piateda, per l’inaugurazione della discoteca Dosso, che sarebbe poi diventata New Mexico (e ospitò anche Battiato, ma questa è un’altra storia), su invito del titolare Umberto Cicuto. All’epoca Dalla era conosciuto, aveva partecipato al Festival di Sanremo, ma non aveva raggiunto ancora la notorietà degli anni successivi.

«Ci prestò i suoi strumenti»

Ad aprire il concerto furono i Cherubini, formazione locale che allora comprendeva il bassista Mario Mariani, il batterista Corrado Gambino, il chitarrista Gigi Bertucci (purtroppo scomparso giovane), il tastierista Adriano Garzetti (morto in un incidente stradale pochi anni dopo) e il cantante Paolo Meraldi. Emozionatissimi ma professionali, giovanissimi (tra i 14 e 16 anni, praticamente una boy band) i Cherubini, ricorda Meraldi, cantarono “Così ti amo” e “Senza Luce” dei Dik Dik, per poi lasciare spazio a Lucio con le sue canzoni. «Lui non andò in camerino, ma rimase ad ascoltarci. Mi ricordo che fece “Paff Bum”, portata a Sanremo con gli Yardbirds e “Quando ero soldato”, scava nella memoria di oggi l’over 70 Mariani.

«Fu molto cordiale, ci prestò pure la strumentazione e ad Adriano non pareva vero di suonare su un organo hammond, così “Senza Luce” venne benissimo», gli fa eco il coetaneo Gambino.

«Poi insistette dopo il concerto per riaccompagnarci a casa in auto, aveva un Maggiolino Volkswagen su cui ci sistemammo io, Mario e Gigi. Ma prima fece tappa al pronto soccorso per farsi praticare un’iniezione, probabilmente un antidolorifico, non abbiamo fatto domande». Rammenta ancora Mariani che Dalla gli aveva chiesto di venire a registrare a Bologna.

«E io spiccicai che non mi sentivo all’altezza. Lui, senza scomporsi: ”Ti metteremo su una sedia”». Lucio era così, battuta pronta e spirito ironico, molto umile e gentile con tutti.

«Oggi - aggiunge -un musicista famoso non si comporterebbe in questo modo con dei dilettanti sconosciuti come eravamo noi». Una volta riportati a casa i ragazzi, Lucio scomparve nella notte per tornare a Bologna senza fermarsi a dormire a Sondrio.

Più avanti negli anni, un altro aneddoto locale riguarda l’indimenticabile Lucio. Affezionato frequentatore di Livigno dove veniva spesso a sciare, aveva tratto ispirazione proprio nel Piccolo Tibet per la sua canzone “Attenti al lupo”. Dalla a Livigno alloggiava a Villa Ghelf, una piccola abitazione tutta in legno ai margini del bosco, in località Florin, dove poteva trovare il relax la tranquillità che cercava. La “casetta piccola così” che compare nel testo della canzone era proprio quella.

Anni prima scendeva spesso al Concordia di Matteo Giacomelli dove aveva anche suonato nei ‘70 nella taverna dell’albergo, insieme a Ron che era molto gettonato dalle ragazze. Di Livigno, Dalla apprezzava non solo l’ambiente, ma anche la discrezione. Scendeva dalla sua Jaguar avvolto nel pellicciotto, ma nessuno si sognava di chiedergli autografi. Non c’era alcun assedio di fan.

«Ovazioni»

Infine, la memoria più recente riguarda il concerto che Lucio Dalla tenne l’8 settembre del 2006, sul sagrato del Santuario della Basilica, affollatissimo e con una band notevole in cui spiccavano il chitarrista Ricky Portera e la cantante Iskra Menarini.

Lucio diede fondo al suo repertorio in mezzo a vere e proprie ovazioni e solo lui poteva concludere con “Disperato erotico stomp”, il brano che cita la “puttana ottimista di sinistra” davanti alla porta di una basilica, con tutta la gente in piedi ad applaudire e ballare.

Alla fine del concerto si era soffermato brevemente con alcuni fans, scusandosi di non avere tempo per le interviste. Doveva ripartire in fretta per il Festival del Cinema di Venezia dove il giorno dopo si proiettava il “Don Chisciotte” di Mimmo Palladino in cui era Sancho Panza, scudiero di Beppe Servillo nei panni dell’hidalgo. Ancora di corsa, come in quella notte del’68.

© RIPRODUZIONE RISERVATA