Orchestra giovanile, a Sondrio un bel concerto per i Santi patroni

In collegiata serata finale della stagione del Cid Eseguiti brani di diverse epoche, da Bach sino a Brahms

Applausi. Applausi a scena aperta nella Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio per il concerto finale della 58esima Stagione Musicale del Cid, il Circolo Musicale Sondriese.

Un momento importante per festeggiare i Santi Patroni, sottolineato dall’arciprete don Christian Bricola, e da Marcella Fratta, assessore alla Cultura del Comune di Sondrio, per rimarcare il bisogno che i giovani si alimentino al sacro fuoco della musica.

Il programma

A Marinella Versienti, presidente del Cid, il compito di illustrare il raffinato programma della serata.

E subito l’abside riecheggia di suoni del “bell’incanto armonico” dell’ ”Orchestra Giovanile Classica della provincia di Sondrio” (i violini primi (Chiara Del Simone, Stefania Rossi, Moises De Santi, Sarah Quaini, Aaron Poncia), i violini secondi (Giulia Barbera, Davide Scalese, Elisa Nericcio, Francesco dei Cas, Maria Teresa Moretta, Lorenzo Medde), le viole (David Arienti, Chiara Spruzzola, Stefano Musolino, Alessio Lisato), i violoncelli (Valerio Trabucchi, Giacomo Sala, Simone Stefanello, Valerio Battaglia, il contrabbasso di Oliver Gibbon e il cembalo di Ombretta Presotto, sotto la direzione del maestro concertante Elia Senese) con il presbiterio che si anima di applausi per “la meglio gioventù del loco” che ha scelto l’arte della diva Euterpe a sua elezione.

Ottimo l’impasto sinfonico degli archi sorretti dalla galvanizzante maestria di Elia Senese e il ricamo al cembalo di Ombretta Presotto, per il terzo Concerto Brandeburghese di Johann Sebastian Bach con le sue perfette architetture dalle geometrie divine. Una vera sorpresa il fecondo album di “Liebeslieder-Walzer” di Johannes Brahms nell’arrangiamento per archi di Friederich Herman, coevo del celeberrimo compositore tedesco.

Ben lontani dalle danze brillanti della “Bella Vienna” imperiale, pur tra svolazzi e volant di una tiepida sera nel parco, si sfoglia la fitta trama sinfonica passando da un non so che lamentoso al turbinoso giro di valzer ansante dalle sfumature velate di malinconia, in una linea melodica tormentosa, finanche un tantino ziganeggiante, e infine turbinosa nello sfarfallio dei violini primi in contrappunto sul serrato ondivago dei celli.

Grande trasporto poi per il “concerto per clarinetto n. 3 in si bemolle maggiore” di Carl Philip Stamitz con il magico clarinetto di Giuseppe Trabucchi, beniamino dei fedeli della Collegiata di cui è maestro corale.

Spumeggiante nell’“Allegro” e il “Rondò” tra virtuose tessiture cromatiche, rapidi singulti ascensionali, lunghissimi tremoli e terzinati in sincope, cantabile nella vezzosa “Romanza”. E ancora lunghi applausi. E stavolta tutti per lui.

In crescendo

L’ultimo passaggio è per la “Sinfonia per archi numero 10 in si minore” di Felix Mendelssohn Bartholdy che abbriva in un morbidoso adagione, di quelli che ti mettono subito in un canto in penombra a riflettere sul far della sera, mentre con l’”Allegro” fuori infuria il turbinio di uno spiro incessante tra le fronde di nobili sempreverdi tra cui infuria il galoppo di neri mantelli evocati dalle corde più basse del violino di Senese nell’accelerando “con juicio” finale.

Non resta che l’avvolgente applauso del fitto uditorio remunerato saggiamente da una frizzante esecuzione dell’eccellenza della “Danza ungherese n. 5” di Brahms.

E allora: ancora applausi. Perfettamente meritati.

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