Omaggio a Kerouac, a Grosotto mostra
con i suoi cimeli

Centenario Un comitato con Manca e altri esperti. il padrino è Pieretti, conferenze sullo scrittore, e una mostra delle opere dell’artista beat Mariani

Parte da Sondrio la costituzione del Comitato di celebrazione del Centenario di Jack Kerouac, uno dei massimi esponenti della letteratura americana e “Padre della Beat Generation”.

Celebrazioni

Accanto ad Alessandro Manca (affermato studioso della vita e delle opere dello scrittore statunitense), Massimiliano Greco, Antonio Muraca e Mario Mariani di Progetto Alfa e Premio Bertacchi, nel ruolo di vicepresidenti, insieme a Mario De Rosa (Associazione Orion), Alfonso Vincenzo Mauro (membro della commissione scientifica del Premio Bertacchi), Angela Martinelli ed Erasmo Schivalocchi (entrambi di FerriereArte), Flavio Oberosler (di Veterancar), Renato Ongania (di Wikipoesia), dottor Piero Viggiani e ing. Saverio Fedato. Piena la sinergia con le associazioni e organizzazioni culturali di tutta Italia e con il patrocinio della “Lowell Celebrates” (Massachusetts), per la celebrazione della figura intellettuale, artistica e culturale di Kerouac tramite mostre ed eventi, con particolare riguardo al fenomeno della Beat Generation. Tra i vari eventi è prevista una mostra delle opere di Mario Mariani, artista beat, alcune conferenze tematiche di approfondimento su Kerouac e sulla sua corrente culturale e, infine, una gara non competitiva di automobili d’epoca (anni ‘40, ‘50 e ‘60).

Padrino del Comitato di Celebrazione e presidente onorario sarà Gian Pieretti che ha accompagnato Kerouac quando arrivò in Italia. E si parte subito oggi presso la sala consiliare del comune di Grosotto con una esposizione di pannelli illustrativi, cimeli e oggetti unici appartenuti a Kerouac, in particolare quelli del periodo riferiti al suo viaggio in Italia del 1966 (durante il quale ha soggiornato prevalentemente a Milano e Roma), oltre a quelli che hanno contraddistinto la Generazione Beat. Una ricca aneddotica è legata al suo primo soggiorno nella metropoli lombarda dove era giunto per racimolare una cifra necessaria per una operazione della madre offerta poi tempestivamente dalla Mondadori che pubblicò successivamente il suo capolavoro “Sulla strada” recensito dalla grande penna di Fernanda Pivano.

«In questo momento di distanziamento sociale per il Covid, l’opera di Kerouac s’innesta perfettamente nella sua ricerca di dialogo tra le persone, quelle stesse che lo scrittore americano aveva conosciuto lungo i suoi viaggi in autostop», spiega Massimiliano Greco, presidente di “Progetto Alfa”.

Il viaggio

Una metafora dell’incontro, dunque, più che viaggio esplorativo nel mondo. Tra libertà e divergenze il pensiero di Kerouac propone le sue le idee di liberazione, di approfondimento della propria coscienza e di realizzazione alternativa della propria personalità relative a un gruppo di poeti statunitensi che venne chiamato Beat Generation.

Suo il termine “beat” di suo conio, con quella prosa spontanea ritmata, un po’ “jazzata” che fu l’approdo d’elezione di grandi musicisti tra cui il grande Bob Dylan.

Alessandro Manca traccia icasticamente le bisettrici portanti delle opere di Kerouac che rifiutarono di cantare la mediocrità scegliendo coraggiosamente la grande avventura di scrittura di ricerca nella creazione di una nuova grammatica scoperchiando schemi soffocanti e sovrastrutture.

Il suo augurio è quello di una «rinascenza di studi dedicati alla sua opera e che, dopo la fase stizzita della critica coeva ai suoi primi lavori, dopo gli anni della fama, livellatori e soffocanti, dopo quelli delle incomprensioni e dell’oblio, del silenzio da “incompresi”, possa giungere il momento e la necessità di studi attenti che possono partire anche da critici italiani”.

Intanto ci si mette “On the road” alla ricerca delle radici della stessa umanità, maturando in un work in progress costruttivo sulle orme della “Beat Generation».

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