“LeAltreNote”, arriva da Taormina
la musica del cuore

Tresivio Applausi ed emozioni per l’orchestra a plettro Entusiasmo al concerto in crescendo diretto da Pellitteri

Grande, grande, grande. E continua la sua ascesa il “Valtellina Festival LeAltreNote” che sembra prendere slancio dopo il primo entusiasmante abbrivio. Da Sondrio allo Stelvio, da Chiavenna a Livigno, da Morbegno a Tirano, facendo capolino anche nella vicina terra elvetica, da un capo all’altro della Valle, effonde le sue dolci melodie in questa estate torrida dai mille volti.

Organizzatori soddisfatti

E stavolta si ferma a Tresivio per veleggiare sulle note delle più belle arie del meraviglioso mondo dell’opera italiana.

In scena, presentata come una novità di altissimo livello da Francesco Parrino che col fratello Stefano ha imbastito l’intera architrave della XII edizione di un viaggio nella musica votata alla speranza, la prestigiosa “Orchestra a Plettro Città di Taormina” diretta dall’autorevolezza carismatica del maestro Antonino Pellitteri.

E subito un’argentina pioggia di cristalli sembra scendere sull’antica cripta del Santuario della Santa Casa, evocando per un attimo l’immagine di un affresco del Cenacolo in attesa del Paraclito. Nella malia del celebre preludio della “Cavalleria rusticana” di Mascagni sembra quasi emergere dal fondo di una lunga notte la voce purissima dei mandolini, quasi umana, che transumana nel pizzicore felpato della “siciliana” che delizia l’uditorio.

Incanto

Sale poi in ribalta il nobile Vincenzo Bellini con una fantasia tratta da “I Puritani” dall’incommensurabile intreccio melodico che muove al trasporto emotivo.

Fino ai lucciconi.

Segue poi l’incanto della tenera “O mio babbino caro” di Giacomo Puccini tessuta dalla dolcissima Francesca Adamo Sollima, che sublima il canto tra vigorose ascese cromatiche rattenute ad arte in pianissimi struggenti che strappano lunghissimi applausi.

E il miracolo si ripete con quell’anima candida belliniana nella sua “Ah, non credea mirarti” della “Sonnambula”, in un gorgheggio strappalacrime dalle adamantine velature della bella siciliana.

Vibrazioni recondite nello struggente preludio de “La Traviata” verdiana in cui c’è l’anima vagante di un’orchestra di plettri che non fa rimpiangere la possanza sinfonica degli archi, sorretta dal vibrante vincastro del contrabbasso e un velo di timpani in sordina che s’innalza nel finale travolgente come per l’arrembante “Nabucco”. Grande tessitura melodica per “La Wally” di Alfredo Catalani, per emergere sprillando gioiosamente con la frenetica ouverture della “Carmen” di Bizet passando per la fatale “Habanera” fino all’epica “Marcia del Toreador”.

Finale esaltante

Lo scroscio infinito degli applausi del pubblico rinvigorisce dopo l’incanto poetico de “La Vergine degli angeli” cantata dalla timida diva Francesca che sa come navigare beatamente su un pentagramma verdiano dalle ineffabili sfumature.

In un soffio si giunge infine all’ultima pièce musicale finendo in gloria con la scalpitante e pur elegiaca “Norma” di Bellini che si chiude subissata dalla frenesia di una lunga ovazione che strappa un appassionato bis nel “Bacio” di Arditi.

Grande musica capace di riappacificare col mondo intero.
Grande, grande, grande.

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