La Tosca di Puccini al Teatro Sociale
Riparte la stagione

In cartellone a Sondrio Nove spettacoli e un musical Inizio il 1° ottobre finale il 14 aprile con la Vedova allegra Fratta: «Opere vicine alla sensibilità del pubblico»

Nove spettacoli di prosa e un musical per una stagione ricca e variegata che torna al Teatro Sociale nella sua completezza dopo le limitazioni di cartellone imposte dalle incertezze della pandemia negli ultimi due anni.

Grandi pezzi

Un cartellone incastonato tra l’opera lirica Tosca di Puccini che inaugurerà le scene sondriesi il primo ottobre e l’operetta di Léhar La vedova allegra che il 14 aprile chiuderà la stagione, pur essendo già previsto un fuori programma il 26 aprile con i seguitissimi Legnanesi.

«Siamo molto soddisfatti di poter tornare ad offrire una stagione teatrale completa ai nostri cittadini - le parole dell’assessore comunale alla Cultura Marcella Fratta durante la presentazione del programma -. Abbiamo lavorato molto sulla scelta delle opere in prosa perché fossero vicine alla sensibilità del pubblico, ma che riproponessero anche i temi ripercorsi dal grande teatro».

E di fatti il cartellone propone due classici come Il mercante di Venezia di Shakespeare in programma il 28 novembre e l’Enrico IV di Pirandello il 24 marzo oltre al grande Umberto Orsini che il 12 gennaio proporrà Le memorie di Ivan Karamazov, un percorso all’interno del romanzo di Fjodor Dostoevskij, classico della letteratura russa.

«Scelte fatte partendo dalla convinzione della grande forza delle parole - ha aggiunto Fratta -. Un lessico impoverito non riesce ad esprimere i sentimenti e impoverisce anche le nostre capacità di interpretare il mondo. La stagione teatrale diventa dunque un’occasione importante per riflettere oltre che momento d’incontro, di bellezza e fantasia».

Come sempre ad occuparsi del cartellone, con la preziosa collaborazione degli uffici comunali, è stato il direttore artistico Andrea Ragosta che ha ringraziato l’amministrazione sondriese che anche in questi anni difficili «non ha mai lasciato cadere la proposta» con stagioni in forma ridotta, ma con una presenza costante dell’offerta teatrale in città. «Un’attenzione importante - ha detto Ragosta ricordando la scritta “Educare è creare” che vide scritta su un manifesto lungo il Malecon all’Avana e che lo colpì particolarmente e che continua a farlo - perché il teatro è un luogo dove confrontarsi e condividere le emozioni attraverso cui generare una coscienza critica. E’ anche un luogo della memoria, individuale e collettiva». In questo filone si inserisce lo spettacolo Lydia tra le nazioni in programma il 26 gennaio, alla vigilia della Giornata della memoria.

In generale, la stagione, per stessa ammissione di Ragosta, è giocata sul filo conduttore della “sacralità” del teatro, dell’unicità di spettacoli e serate che possono essere vissute soltanto dal vivo e che non sono mai uguali. Così come non lo sono le esperienze di ciascuno davanti allo stesso spettacolo.

Profondità e leggerezza

Un cartellone giocato su profondità e leggerezza che però non è superficialità, ma piuttosto un altro modo di affrontare la realtà, di provare ad entrarci con uno sguardo divertito o ironico. Su questa interpretazione si giocano Funeral home di Giacomo Poretti che torna l’11 novembre con uno spettacolo scritto e interpretato con la moglie, piuttosto che Pigiama per sei con Max Pisu dell’8 febbraio. Visione poetica e commedia dell’arte saranno invece rappresentate rispettivamente da Gioele Dix a teatro il 21 febbraio con La corsa dietro il vento e da Arlecchino muto per spavento di una compagnia di giovanissimi attori.

Dedicato a tutta la famiglia il musical che quest’anno viene inserito nell’abbonamento della stagione e che ripropone il più classico dei racconti natalizi: A Christmas carol di Dickens con Roberto Ciufoli nel ruolo di Scrooge il 15 dicembre.

A testimonianza della forza dell’attualità del teatro, della sua spinta ad interpretare la realtà c’è lo spettacolo che apre la serie dei dieci eventi in abbonamento il 25 ottobre: Servo di scena di Ronald Harwood, la resistenza di una compagnia teatrale che anche sotto le bombe della seconda guerra mondiale continua a recitare, seguita da un pubblico caparbio a sua volta, nell’illusione che la civiltà possa sconfiggere le forze oscure della guerra che incombe tutto intorno, oggi come ieri.

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