“L’ arte brutale” di Ugo Mainetti
piace in Finlandia

Pittura L’artista tiranese ha esposto alla rassegna Espoo alla quale hanno preso parte una cinquantina di autori . Tra le opere anche una denuncia contro la guerra ucraina

Sono volate fino in Finlandia alcune opere del pittore di Tartano, ora residente a Tirano, Ugo Mainetti. Un grande onore per l’artista «dell’arte brutale» che compare nel bel catalogo “Finlandia”, a sua volta citato nella Rivista Arte.

“Finlandia” è stato anche il titolo dell’esposizione di settembre 2022, organizzata da Artestruttura di Morgan Caneva, a Espoo città di circa 300mila abitanti confinante con il territorio di Helsinki. In mostra Mainetti ha esposto con una cinquantina di artisti che si sono confrontati fra pittura, scultura fotografia e grafica.

Il pittore ha portato della serie “Sogno” opere come “La nascita di un bimbo, una madre cattiva” e “Animali africani”, dipinti che sprizzano di colori accesi e quasi infuocati e di forme spiazzanti e impattanti, che sono la matrice artistica del maestro Mainetti, amato dal critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Nel catalogo un intervento di Leo Strozzieri, intitolato “Riflessione sull’arte come apologia di libertà e democrazia”, ben si presta a spiegare anche la poetica di Mainetti.

Strozzieri cita il manifesto della Demopraxia di Michelangelo Pistoletto del 2018, in cui si dice che ciò che è apparso più evidente, a metà degli anni Cinquanta, è l’assoluta libertà di espressione individuale raggiunta dagli artisti.

«L’artista crea la sua propria forma, il suo segno personale e non risponde più ad altro che non sia se stesso; quindi assume la libertà massima e la massima autonomia – si legge -. Nel passato vi erano i lacci della committenza, della visione teologica del mondo e del concetto di bello come imitazione della natura, a frenare il vigore e libertario dell’artista. Ora non più».

Fondamentale per l’arte contemporanea è, dunque, il concetto di libertà.

Quella libertà che consente a Mainetti, giusto per fare un esempio, di esprimere il proprio disgusto e contrarietà per quanto sta accadendo in Ucraina con un dipinto che mostra un mostruoso volto di Putin.

«L’arte, già liberatesi dell’imperativo cogente di imitare la natura, e che sarebbe bene si liberasse da contingenze politiche, economiche, sociali collocandosi al di fuori di esse, sia che ci si trovi dinanzi a un regime totalitario quando non è escluso che venga repressa modellata ad arte di regime, ma anche in una struttura democratica della società, diviene apologia di libertà e democrazia». L’intervento si chiude con la convinzione che «finché c’è vera arte e cultura, quest’ultima la sola in grado di colmare i vuoti più perentori della società e particolarmente delle nuove generazioni, c’è democrazia». Un messaggio che Mainetti – sempre attivo e operativo nella sua coinvolgente galleria artistica di via don Albonico a Tirano – sposa senza riserva.

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