Il mistero pasquale e la storia dell’arte
Percorso a tappe

Mvsa Sandro Barbagallo, curatore di musei vaticani in una gremita conferenza a palazzo Sassi de’ Lavizzari. Dai personaggi ritratti nasce una sorta di catechismo

«La storia dell’arte altro non è che catechismo; un catechismo non scritto e parlato, ma immortalato. Dobbiamo osservare e, grazie alla nostra appartenenza al cattolicesimo, possiamo comprendere perfettamente quanto ammiriamo».

Sala gremita

È il caso de “Il mistero pasquale nell’arte” illustrato, in un percorso a tappe, a palazzo Sassi de’ Lavizzari, sede del Museo valtellinese di storia e arte, da Sandro Barbagallo, curatore del reparto collezioni storiche dei Musei Vaticani, dal 2015 anche curatore del Museo del tesoro lateranense, che ha completamente riqualificato, arricchito e riaperto in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia. Barbagallo, in una sala Gianoli gremita e qualche utente collegato on line, ha accompagnato il pubblico nel mistero pasquale partendo dai dettagli di alcune opere e dai personaggi che partecipano alla Pasqua, seppure di lato. Con una premessa: «La Pasqua nel mondo ebraico è il ricordo della liberazione della schiavitù – ha spiegato -, mentre la Pasqua nel mondo cattolico è la celebrazione del sacrificio di Cristo che sale sulla croce, si immola e, dunque, della redenzione dal peccato.

Il tema della liberazione (dalla schiavitù o dal peccato) dunque accomuna entrambe le celebrazioni». Inoltre dietro al mistero pasquale ci sono, per il relatore, due donne: la Vergine e Maddalena. Nel Compianto sul Cristo morto di Giotto – uno dei riquadri della Cappella degli Scrovegni – «si vede la Madonna con gli occhi distrutti dal dolore che guarda il figlio, mentre Maddalena, con un gesto di umiltà assoluto, sorregge i piedi di Gesù, divenendo sua apostola». Un «anticipo» della Pasqua per Barbagallo può essere rappresentato da Cima da Conegliano con la Madonna in trono con i santi.

Un focus particolare è stato posto sulla Passione di Hans Memling, conservata nella Galleria Sabauda di Torino. La tavola mostra un caleidoscopico microcosmo cittadino in cui, grazie al punto di vista rialzato, si colgono, concatenati da un ritmo serrato, tutti gli episodi della Passione di Cristo: dalla sua entrata a “Gerusalemme”, in alto a sinistra, fino alla crocifissione, in alto a destra e, all’estremità, dalla deposizione fino all’apparizione sul lago di Tiberiade. E, tornando alla Cappella degli Scrovegni, c’è un confronto con Gesù che entra a Gerusalemme cavalcando un asino, «a sottolineare l’umiltà del suo mandato».

Caravaggio

Un altro personaggio iconico è Giuda: nel riquadro sul tradimento di Giuda, sempre nella cappella di Giotto a Padova, alle spalle dell’apostolo traditore si vede il diavolo, come se questo stesso guidando l’uomo, mentre nella Cattura di Cristo di Caravaggio, la scena raffigurata è il momento del tradimento di Giuda, raccontato in tutti e quattro i Vangeli. Caravaggio sceglie di fermare l’attenzione sul bacio di Giuda come se fosse un’istantanea fotografica della quale però si riesce a cogliere tutta la concitazione, il pathos e la drammaticità dell’attimo raffigurato.

«Il traditore si avvicina e bacia la guancia di nostro Signore – ha spiegato Barbagallo -, mentre il pittore cerca di illuminare la scena con riuscito realismo».

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